I DRONI «BUCANO» IL CIELO DI MOSCA. PUTIN: «VOGLIONO TERRORIZZARCI»

DAL NOSTRO INVIATO KIEV — La guerra in Ucraina è pronta ad aumentare ancora il livello di violenza, forse ad espandersi, di certo non accenna a fermarsi. La controffensiva ucraina per la riconquista dei territori occupati, dice il presidente Zelensky, ha già la data d’inizio fissata. Mosca bersaglia senza sosta le città lontane dal fronte. E qualcuno, sembra ovvio pensare agli ucraini, colpisce sempre più spesso il territorio russo fino alla capitale.

Era successo all’inizio del mese con un drone esploso sulla cupola del Cremlino, è capitato di nuovo a metà maggio con l’incursione di 48 ore della Legione Russia Libera e si è ripetuto ancora ieri con un piccolo stormo di . «Non abbiamo nulla a che fare direttamente con tutto questo — è la difesa del consigliere presidenziale ucraino Mikhaylo Podolyak —, ma ovviamente siamo lieti di assistervi e prevediamo un aumento del numero di attacchi».

La guerra esce dai confini del Paese invaso, arriva nella capitale di quello invasore. Le dichiarazioni si fanno sempre più aspre. Ritorsione, vendetta, annientamento del nemico, vittoria sono gli unici vocaboli del discorso politico udibile. Pochi giorni fa il portavoce del Consiglio di Sicurezza americano aveva detto che gli Usa «non incoraggiano e non vogliono» che le armi donate all’Ucraina per difendersi «vengano usate in territorio russo»

. Ieri però in Estonia il pensiero del ministro degli Esteri britannico James Cleverly è sembrato molto diverso: «L’Ucraina ha il diritto di proiettare la forza oltre i propri confini per minare la capacità della Russia». Il suo omologo russo, Serghey Lavrov, ha subito ribattuto: «Le rassicurazioni Nato secondo cui il regime di Kiev non avrebbe lanciato attacchi in profondità nel territorio russo, si sono rivelate del tutto ipocrite». Quindi? La parola è solo alle armi.

I droni di ieri mattina sono arrivati fino ai palazzi dei quartieri residenziali di Mosca. In un primo momento si era parlato di 32 velivoli, poi la Difesa russa ha abbassato il numero a otto. Comunque sia, sono giunti a due chilometri dalla residenza ufficiale di Vladimir Putin. Cinque sono stati abbattuti e tre mandati fuori rotta sino a schiantarsi sui palazzi da sistemi di disturbo elettronico (jammer). Pochi i danni, qualche finestra rotta e due persone ferite, segno che forse i droni non trasportavano esplosivo, ma il valore simbolico è alto e, per il Cremlino, umiliante tanto che Putin in persona ha promesso di «alzare le difese di Mosca». Ne ha approfittato Prigozhin, il leader delle milizie Wagner, in perenne polemica con i vertici militari ufficiali: «Siete dei maiali, cosa fate seduti nei vostri uffici? Come permettete ai droni di arrivare su Mosca?».

Nel pomeriggio è arrivato un altro oltraggio alla sicurezza russa. Il governatore di Beograd, al confine con l’Ucraina, ha riferito che «le forze armate di Kiev hanno bombardato alloggi temporanei dei profughi di Shebekino. Alcune persone sono state uccise e ferite». Bombardamenti sulla Federazione sono ormai frequenti da parte delle forze armate di Zelensky.

Il commento di Putin all’incursione dei droni è stato surreale. Si tratta, ha dichiarato lo zar, di «tentativi di provocare una reazione simmetrica da parte della Russia. Tentativi preoccupanti di spargere terrore e i cittadini ucraini dovrebbero capirlo». Fosse davvero una reazione «simmetrica» gli ucraini ne sarebbero felici. Qualche vetro rotto, non è paragonabile al martellamento che subiscono le città ucraine lontane dal fronte. Mentre su Mosca sono arrivati droni leggeri, su Kiev piovono da 15 mesi missili, bombe e droni esplosivi di ogni tipo. Simmetrica o no, la reazione russa non può che preoccupare.

Sul piano diplomatico Mosca ha spiccato mandati d’arresto per Valery Zaluzhnyi, comandante delle Forze Armate ucraine, e Alexander Syrskyi, comandante della fanteria. Piccola ritorsione dopo l’incriminazione dei vertici russi per crimini di guerra. Sul piano militare, questa raffica di attacchi aerei russi quasi quotidiani cerca di esaurire le munizioni anti aeree ucraine. Anche lunedì notte Kiev non ha dormito per l’ennesimo attacco multiplo. Una donna è rimasta uccisa e nove persone ferite.

L’intensità dei raid aerei e la varietà degli ordigni serve a creare ciò che in gergo viene definito il «buco nero» della contraerea. È il momento in cui i radar hanno troppi obbiettivi da inquadrare e non vedono il missile più grosso che viene lanciato dopo tutti gli altri. Quando scatterà la controffensiva ucraina verso Mariupol e le altre aree occupate, un bombardamento distruttivo su Kiev potrebbe servire da ricatto o almeno ad affondare il morale delle truppe all’offensiva.

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