PD, LE DONNE CAPOLISTA: L’IDEA PER LE EUROPEE. MA COSì SI APRE IL CASO GENTILONI

Non di sole grane italiche è costellato il cammino di Elly Schlein. Anche i problemi europei mettono in difficoltà la segretaria del Pd. E non si parla solo della riunione di ieri con i parlamentari dem di Strasburgo in cui si doveva decidere come votare sulla legge a supporto della produzione di munizioni che la Ue vuole varare anche per fornire un ulteriore supporto a Kiev.

In quell’incontro da remoto, sia detto non per inciso, non si è stabilito nulla. Schlein che aveva mandato avanti il responsabile Esteri del partito Peppe Provenzano per suggerire un’astensione, nella riunione non ha espresso una posizione. Anche perché il Pse voterà sì e per il Pd andare contro i fratelli socialisti, pur di correre dietro a Giuseppe Conte, non è per niente facile. Peraltro il giorno prima la segretaria aveva parlato dell’argomento sia con Lorenzo Guerini che con Enrico Letta. Entrambi le avevano spiegato (non risentiti, ma quasi) che «non si può non votare sì».

Però a Benifei (riconfermato capogruppo), Laureti, Smeriglio, Bartolo, Covassi e Pisapia non dispiaceva l’idea dell’astensione o dell’uscita dall’Aula. Alla fine la maggior parte del gruppo voterà sì e anche un pezzo dei dubbiosi (a cominciare da Benifei) dovrebbe allinearsi. Scindere le proprie sorti da quelle dei socialisti europei a un anno dalle elezioni sarebbe infatti assai complicato.

Nel frattempo per salvarsi la coscienza gli europarlamentari dem in odor di pacifismo hanno stilato un emendamento in cui è scritto chiaro e tondo che non un soldo del Pnrr finirà nella produzione delle munizioni. Peccato che il ministro della Difesa Guido Crosetto abbia già assicurato che l’Italia non ha intenzione alcuna di utilizzare quei fondi per gli armamenti.

Ma non è l’eurogruppo il massimo assillo di Schlein (anche se rappresenta indubbiamente un problema, tant’è vero che la segretaria non ha voluto dare nessuna indicazione di voto). A procurare apprensione alla leader e ai suoi è la composizione delle liste per le Europee, cioè per la partitissima di Champions League su cui Schlein punta tutte le sue carte. La leader ha annunciato che le capolista saranno donne. Ma nella circoscrizione di centro i dem romani puntano su Paolo Gentiloni. E non mettere un commissario, peraltro con un ruolo così importante, al primo posto sarebbe quanto mai curioso. Però Marta Bonafoni, coordinatrice della segretaria, ha preso molto sul serio l’annuncio della sua leader e quindi ha già fatto sapere nel Lazio che la testa di lista spetta a lei.

Per aiutarsi nell’impresa, Bonafoni sta creando una sua corrente, che ha riunito la domenica dei ballottaggi (finiti malissimo nella sua regione) provocando il malumore di più di un dem laziale. Renzi, capita l’antifona, ha già offerto a Gentiloni il posto di capolista del Terzo polo. È ovvio che il commissario europeo dell’Economia non accetterà quella proposta. Ma è altrettanto ovvio che per Schlein sarà un problema rinunciare a una candidatura così importante per privilegiare Bonafoni. E mettere Gentiloni dietro la «sua» coordinatrice della segreteria sarebbe quanto meno uno sgarbo.

Ma i problemi di Schlein non finiscono qui. C’è anche Bonaccini che è pronto a candidarsi per le Europee. Ed è per questa ragione che il centrodestra (e un pezzo del suo partito) non lo vuole come commissario per la ricostruzione dell’Emilia-Romagna. Il governatore punta a presiedere il gruppo dei socialisti e democratici di Strasburgo. E Schlein dovrà decidere se sponsorizzare una candidatura al femminile, scontentando il presidente del Pd, o se appoggiare Bonaccini, rafforzando cosi la sua area, non sempre benigna con la segretaria.

Leggi anche

«Schlein agisce troppo da sola, una disfatta»: lo psicodramma del Pd dopo le elezioni

2023-05-30T21:01:53Z dg43tfdfdgfd