«...ALTRIMENTI CI ARRABBIAMO!» COMPIE 50 ANNI, LA POETICA QUASI METAFISICA DEGLI AMICI/RIVALI BUD SPENCER E TERENCE HILL

Nel 1974, Terence Hill e Bud Spencer (ovvero, rispettivamente, Mario Girotti e Carlo Pedersoli; figlio del grande attore viscontiano Massimo il primo, ex campione di nuoto il secondo) erano già comparsi insieme in ben sette film: la trilogia spaghetti western di Giuseppe Colizzi «Dio perdona… io no!» (1967), «I quattro dell’Ave Maria» (1968) e «La collina degli stivali» (1970); il celeberrimo dittico (ancora spaghetti western) di E.B. Clucher alias Enzo Barboni «Lo chiamavano Trinità…» (1970) e «…continuavano a chiamarlo Trinità» (1971), dagli incassi strepitosi, il meno fortunato e (poco) salgariano «Il corsaro nero» (1971) di Vincent Thomas (ovvero Lorenzo Gicca Palli) e soprattutto «…più forte ragazzi!» (1972), ancora di Colizzi.

Se quest’ultimo fu il film che li smarcò definitivamente dall’ormai tramontante rilettura italica del mito della frontiera proponendoli come coppia da commedia d’azione finalmente calata nel contemporaneo e che definì una volta per tutte le loro peculiarità «dinamiche» [«Hill astuto scavezzacollo, Spencer gigante buono e un po’ sempliciotto», P. Mereghetti], l’uscita — il 29 marzo 1974 — del loro ottavo sodalizio «…altrimenti ci arrabbiamo!» di Marcello Fondato (con il titolo per la quinta volta caratterizzato dai puntini di sospensione: un altro piccolo record del duo) li proiettò definitivamente nell’immaginario popolare anche al di fuori dei confini patri (fu il loro più grande successo commerciale all’estero, grazie soprattutto agli incassi in Germania e Spagna).

Amici/rivali e appassionati di corse automobilistiche, l’abile meccanico Ben (Bud Spencer) e il camionista scapestrato Kid (Terence Hill) vincono ex aequo una gara di rally durante la quale non hanno mancato di scambiarsi scorrettezze. Poiché in palio vi è una fiammante «dune buggy» rossa con capotte gialla che non possono spartirsi, decidono di giocarsela a una gara singolare da svolgersi nel bar del luna park adiacente all’officina di Ben: l’auto andrà infatti a quello dei due che avrà bevuto più birra e mangiato più salsicce. Il «duello» viene però funestato dall’arrivo della gang di sicari del «Capo» (John Sharp), losco affarista edilizio intenzionato a demolire il parco divertimenti, che non solo distrugge il locale ma si rende responsabile anche dell’incendio dell’automobile contesa.

La sera stessa, Kid e Ben si recano così in uno dei ristoranti del «Capo» per chiedere di essere risarciti con una nuova «dune buggy» (preannunciando di «arrabbiarsi» qualora non venissero esauditi; da qui la battuta del titolo); e l’uomo sarebbe anche disponibile a soddisfare la loro richiesta, non fosse per la decisione del «Dottore» (Donald Pleasence), psicologo e — cattivo — consigliere del boss, di incaricare il suo braccio destro Attila (Deogratias Huerta) di fare in modo con la forza che i due recedano dal loro proposito. Per nulla intenzionati a desistere, gli amici umiliano ripetutamente Attila e il «Dottore» decide così di eliminarli assoldando un killer americano di poche parole, Paganini (Manuel de Blas), destinato come Attila a fallire.

Lo psicologo convince quindi il «Capo» che il mentore occulto della coppia sarebbe il vecchio Geremia (Luis Barbero), ex cuoco un tempo dipendente del boss e che ora aiuta Ben nell’officina; ma quando l’anziano viene brutalmente pestato dagli sgherri, la furia dei due si scatena. Dopo aver demolito il ristorante del «Capo», quest’ultimo, vinto, consegnerà loro obtorto collo ben due «dune buggy», una a testa: ma tutto tornerà al punto di partenza quando la vettura di Ben andrà nuovamente a fuoco per colpa di Kid. E i due si contenderanno di nuovo l’unica rimasta giocandosela nuovamente a «birra e salsicce».

Oltre alla già citata complementarità caratteriale quasi innocente e certo bambinesca di Spencer e Hill, carta vincente anche di tutti i successivi film della coppia e in particolare dello scatenato dittico di ambientazione statunitense «I due superpiedi quasi piatti» (1977, di E.B. Clucher) e «Pari e dispari» (1978, di Sergio Corbucci), vertici della loro «chemistry», il meccanismo di «…altrimenti ci arrabbiamo!» si regge su una sorta di ossificazione finanche pretestuosa di una comicità «d’azione» che ha una radice duplice e antica: da una parte la tradizione dello slapstick (come testimoniano numerose sequenze; dalla devastazione iniziale del bar del luna park — caratterizzata dalla frenesia di Terence e dalla imperturbabilità di Bud — al crescendo da cinema muto del tafferuglio in palestra), dall’altra la smania dell’accumulo ripetitivo e delle trovate surreali tipiche dei cartoon catastrofici in stile Tex Avery o Looney Tunes.

In questo senso, Fondato (che purtroppo non ha mai più diretto un film del duo, ma solo l’inaspettatamente mediocre «Charleston», 1977, uno dei tanti, come la minisaga di Piedone «lo sbirro», interpretati unicamente da Spencer), è forse il regista che ha saputo meglio cogliere la poetica quasi metafisica e in qualche misura anche fiabesca del connubio tra sinfonia degli sganassoni, bramosia di devastazione e rivalità/gelosia sempre latente della coppia, qui lasciata anche spesso libera di fornire intuizioni «integrative» alla sceneggiatura: come il celeberrimo «bom bom bom bom bom bom bom» (sappiamo che lo state cantando mentalmente) della sequenza delle prove del coro dei pompieri, ufficialmente riconosciuto come un’invenzione di Spencer durante le riprese.

Ma un altro elemento fondamentale di «…altrimenti ci arrabbiamo!» è la colonna sonora, composta dagli Oliver Onions, ovvero i fratelli Guido e Maurizio De Angelis, già in qualche modo «sodali» sin dai tempi del secondo Trinità e autori di cinque altre soundtrack successive per il duo (oltre a ben dodici partiture per film che hanno avuto per protagonista il solo Bud Spencer). Impossibile immaginare il film senza il brano «Dune Buggy» (vedi sopra: la state fischiettando, no?), che divenne una hit radiofonica in mezza Europa e grazie alla sua melodia orecchiabilissima e al ritmo incalzante è diventata un classico della musica legata al cinema italiano degli anni Settanta.

Peculiarità che hanno fatto spesso spendere il termine «irripetibile» agli storici del cinema popolare nostrano, almeno fino al 2022. Ovvero fino a quando non ha fatto capolino nelle sale (leggi: un flop disastroso) l’omonimo e inspiegabile «reboot» (ma in parte anche remake e sequel) con Edoardo Pesce e Alessandro Roja nei panni dei figli di Ben e Kid. Un’operazione impavida ma inesorabilmente fallimentare a priori, firmata dai misteriosamente prolificissimi ex-YouTuber Antonio Usbergo e Niccolò Celaia (ovvero YouNuts!). Che non ha avuto altro merito se non quello di riaccendere la nostalgia per un’epoca eccezionale e per una delle più straordinarie e geniali coppie di beniamini del pubblico di ogni età.

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