COSA HA AVUTO NDICKA: PNEUMOTORACE. DIAGNOSI E TEMPI DI RECUPERO

Nessun infarto, nessuna patologia cardiaca, ma un «trauma toracico con minimo pneumotorace sinistro». Causato probabilmente da un precedente colpo al costato, in un’azione di gioco. Questa la diagnosi del malore che ha colpito domenica Evan Ndicka a Udine. Insomma: dopo la grande paura, un sospiro di sollievo. Dopo una notte in ospedale e una serie di «controlli cardiologici di primo e secondo livello», ieri pomeriggio il difensore giallorosso è stato dimesso ed è tornato a casa. Effettuerà ulteriori controlli nella capitale, ma sta bene, è sorridente e sereno. Non sono stati specificati i tempi di recupero, ma il ragazzo ha detto a chi gli sta vicino di voler tornare a giocare il prima possibile. Nei prossimi giorni il quadro sarà più chiaro e si potrà capire quale scenario lo attende. «Sta bene, sta bene, siamo tanto amici», ha sorriso Hassane Kamara, esterno ivoriano dell’Udinese, all’uscita dall’ospedale. Non ha lasciato Ndicka da solo nemmeno per un momento, raccontano dalla città friulana.

«Un dolore acuto». Era cominciato tutto così, con una fitta al petto, al 27’ del secondo tempo di Udinese-Roma. Poi il crollo in campo, i compagni sotto choc, il pubblico ammutolito, i primissimi controlli nello spogliatoio dello stadio, quindi la corsa con l’ambulanza in codice giallo verso l’ospedale Santa Maria della Misericordia. La paura è stata forte, con quelle immagini che hanno fatto il giro del mondo, riportandoci alla mente le tragedie in campo del passato, ma alla fine le ipotesi peggiori sono state scartate. Già le prime visite svolte al suo arrivo in ospedale avevano escluso che fosse in pericolo di vita, quelle sostenute ieri mattina invece hanno fugato ogni dubbio circa eventuali complicazioni che potevano emergere.

«Nessuna patologia cardiaca» hanno accertato gli esami, che hanno individuato invece «un trauma toracico con minimo pneumotorace sinistro», si legge nel comunicato pubblicato in serata dal club giallorosso. Ndicka era caduto a terra senza avere nessuno vicino, ma rimandando indietro il video della partita si possono notare contrasti fisici al 38’, al 66’ e al 70’. Il crollo in campo potrebbe essere quindi la reazione ritardata di un colpo subito al costato.

«L’As Roma vuole ringraziare per la grande professionalità e disponibilità la società Udinese Calcio, l’arbitro Pairetto, il pubblico presente allo stadio di Udine e il personale medico e sanitario dell’ospedale Santa Maria della Misericordia di Udine» si legge ancora nella nota della società di proprietà degli americani Friedkin, che conclude così: «Tutti insieme, in quei minuti concitati e di apprensione, abbiamo dimostrato i valori dello sport e messo al primo posto la salvaguardia della vita».

È vero: dallo stadio di Udine è arrivata una lezione di civiltà, con tutti i protagonisti a giocare di squadra, gestendo l’emergenza nel modo migliore, attraverso il dialogo: De Rossi ha parlato prima con l’arbitro Pairetto e poi con il collega Cioffi, trovando subito piena comprensione e collaborazione nella scelta di sospendere la partita. I giocatori hanno fatto lo stesso. Non era scontato. Anche la tifoseria ha fatto la sua parte, restando in assoluto silenzio per consentire al medico sociale della Roma di ascoltare il battito cardiaco di Ndicka. Un gesto di civiltà da parte di un pubblico e una città ancora feriti per il caso degli insulti razzisti al portiere milanista Maignan dello scorso gennaio, dove i colpevoli erano non più di cinque e sono stati tutti puniti.

Anche il presidente del Coni, Giovanni Malagò, si è complimentato con tutti per la gestione dell’emergenza: «È in assoluto un bel precedente. Tutti sono stati bravi: allenatori, le squadre, l’arbitro. Bene da ogni punto di vista».

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