INTER, IL MESSAGGIO DI ZHANG, LA LEZIONE DI MAROTTA E 200MILA PERSONE IN STRADA

«Today more than ever», «Oggi più che mai» scrive sui social Steven Zhang postando una foto dei festeggiamenti in piazza Duomo. Soffre per non essere a Milano a celebrare per le strade con il popolo interista l’attesa seconda stella. «In questa giornata è stata riassunta l’essenza dell’Inter» confessa emozionato l’ad Marotta che pur ha tagliato il traguardo del decimo scudetto della carriera.

La festa nerazzurra esplode in campo . Arnautovic e Thuram che comandano i cori, mister Inzaghi lanciato in aria dai giocatori e dallo staff e lo striscione per Federico Dimarco, il «ragazzo del quartiere Calvairate»: «Te l’ho promesso da bambino? Hai mantenuto la parola». Barella balla con una delle figlie, anche Bastoni, Acerbi e Dumfries portano le famiglie in campo.

Poi tutti sul bus scoperto per la parata di otto chilometri fino al Duomo. Fuori c’è una folla oceanica. Mentre allo stadio ancora si giocava il primo tempo fuori continuavano ad arrivare tifosi. Così tanti da ritardare l’arrivo in Duomo di quasi due ore. Perché solo per percorrere i primi 150 metri fuori dallo stadio ci vuole un tempo infinito. Milano è nerazzurra. Si sale sugli alberi, sulla recinzione dell’Ippodromo, sui cartelli stradali. Suonano le trombe incessanti, i fumogeni sono un muro nero e blu. Saltano le linee telefoniche. Tutti con il cellulare in mano per filmare. Un ragazzo stringe uno striscione rivolto ai «cugini» rossoneri: «Di-20 pazzo». In piazza sembra di essere in Curva. Perché quest’anno la Nord è riuscita a far cantare davvero tutto lo stadio.

In corso Sempione, quando è ormai quasi sera, le famiglie con i bambini intonano un coro dedicato ai milanisti: «E chi non salta insieme a noi cos’è?». Poi quello della Curva: «E per la gente che, ama soltanto te, per tutti quei chilometri che ho fatto per te, Internazionale devi vincere». Infine coro per Calhanoglu, il più cantato: «Non solo per la doppietta di oggi ma per l’intera stagione e lo smacco ai milanisti». L’aria è ancora quella del derby. Striscione con la foto di Dimarco che regge due stelle nelle mani. Sotto l’immagine del rossonero Theo Hernandez che tiene due grandi lettere «B». Theo è anche protagonista dello striscione che Dumfries espone dal bus, dopo averlo raccolto da un tifoso: il terzino interista tiene il milanista al guinzaglio. Ironia al limite della stonatura, in una festa esagerata solo nel tifo.

C’è chi indossa la maglia della seconda stella, chi ha preso dall’armadio divise di lanetta degli anni Sessanta. Sul bus in prima fila c’è Dimarco: cappellino in testa, microfono in mano, come un ultrà intona i cori della Curva. Barella è scatenato con un fumogeno in mano, capitan Lautaro ha la bandiera argentina sulle spalle, Bisseck e Dumfries sono in versione dj. In fondo al pullman Calha con la bandiera turca. Quando il bus passa vicino all’Arena, a metà percorso, piazza Duomo è già stracolma di tifosi. Oltre 200 mila quelli in strada per la festa delle (due) stelle nerazzurre. «Nella mia carriera ho già vinto qualche titolo ma faticherò a dimenticare queste emozioni — racconta Marotta —. Non avevamo potuto festeggiare lo scudetto di Conte a causa delle restrizioni del Covid». Non manca l’orgoglio per il successo ottenuto. «Spesso si immagina che le società debbano essere dispendiose sul mercato, non è stato così. Bisogna avere il coraggio di cambiare: abbiamo vinto dopo aver sostituito dodici giocatori. Sarà un mercato creativo. Tutti i big resteranno».

Ad Alessandro Antonello spetta il compito di rasserenare la gente dell’Inter, con la scadenza del 20 maggio, termine per restituire il prestito a Oaktree che si avvicina. «I tifosi devono stare tranquilli, la gestione del club è solida e salda. Sono in corso negoziazioni, non vedo criticità». E poi solo cori e champagne per una notte che vorresti non finisse mai.

2024-04-29T05:58:28Z dg43tfdfdgfd