MICHELIN, GIUDIZI «PUNITIVI» E POCO SCOUTING: IL PASTICCIO DELLA NUOVA GUIDA AGLI HOTEL

Ho pensato a lungo se scrivere o meno questo commento. O meglio, a lungo per me. Cioè un giorno. E, poi, ho deciso che andava fatto. Perché, saranno gli anni che passano, io sono sempre più allergica alle cose che non hanno una base solida e seria. Dunque, andiamo per ordine. L’anno scorso la classifica The World’s 50 Best — organizzata dal mensile britannico «Restaurant magazine» — lancia la sua selezione di alberghi. Forte del successo di quella sui ristoranti, giustamente intercetta il trend: hotel e alta ristorazione marceranno sempre più insieme. E si imbarca in una grande (va ammesso) operazione di marketing che però va incontro anche ai desideri del pubblico. Vince il Passalacqua, hotel di lusso nel borgo di Moltrasio, sul lago di Como. Che ha dietro non una multinazionale ma una famiglia di imprenditori italiani coraggiosi e seri, i De Santis (che io ho avuto la fortuna poi di conoscere), dediti al bello e al buono. Quella vittoria mi sembra una ventata di freschezza. E una genialata lato marketing. Passa del tempo. .

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Come giornale con Cook del Corriere della Sera la seguiamo. E, però, devo dirvi che resto sconcertata. Facendo salvi i giusti tributi a Casa Maria Luigia — operazione sincera, intelligente e moderna nella quale Massimo Bottura e Lara Gilmore ci hanno messo testa e cuore — e qualche altra realtà, il resto mi lascia sbigottita. Come si fa, intanto, a tirare dentro il vincitore della classifica concorrente e poi «punirlo» Come si fa a dare una sola chiave al Passalacqua? Ci siete mai stati? Io comincio a dubitarne. Punto due: realizzi una cosa un anno dopo, di fatto copi l’idea di un altro… ma almeno fai qualcosa per distinguerti! E invece no. In più lasci lo stesso meccanismo del «tre»: qui rappresentato dalle chiavi, che hanno così le stesse limitazioni dei macaron della Rossa, ossia mettono nel grande calderone dei monostella/monochiave realtà diversissime per valore ed eccellenza. E, poi, poco, pochissimo scouting. Ma Dio solo sa quanto ne avremmo bisogno, in ristorazione e in hotellerie. Ecco, la sensazione è di un grande pasticcio. E mi fermo qui. Magari più avanti, un giorno, parleremo delle guide, delle liste e delle classifiche…

Post scriptum: aggiungo che al Passalacqua , una perla della ristorazione italiana. Non so, fate voi…

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