PASQUA E TRIDUO PASQUALE, 10 COSE DA SAPERE SU GIOVEDì SANTO, LAVANDA DEI PIEDI, ULTIMA CENA, VIA CRUCIS

Le celebrazioni del Triduo pasquale

Il Triduo Pasquale, con i suoi riti e celebrazioni, costituisce per i fedeli cattolici il cuore della liturgia come memoriale della Passione, morte e Risurrezione di Cristo, che è il culmine di tutto l’anno liturgico. Con il termine si fa riferimento ai tre giorni precedenti la Domenica di Pasqua. Secondo il rito cattolico romano, il Triduo ha inizio con i Vespri del Giovedì Santo e la celebrazione della Messa in Coena Domini e si conclude con i Vespri del giorno di Pasqua. Le celebrazioni principali sono la Messa vespertina («Cena del Signore») il Giovedì Santo; l’«Azione liturgica» il Venerdì Santo; la Veglia Pasquale nella notte del Sabato Santo e la celebrazione della Pasqua nella giornata della Domenica.

Il Giovedì Santo

Nella storia il giorno del giovedì non è mai appartenuto al Triduo. Solamente con l’ultima riforma del Concilio Vaticano II (1962-1965) è entrato a farne parte, o meglio a essere considerato come la giornata introduttiva. Il giovedì appartiene , infatti, a due tempi liturgici: conclude la Quaresima e con la Messa In Coena Domini dà il via all’inzio del Triduo pasquale. Il Giovedì Santo inizia con la Messa del Crisma. Durante questa celebrazione, abitualmente celebrata la mattina, non vengono solo benedetti gli oli santi (necessari per il Sacramento dell’Iniziazione cristiana e dell’unzione degli infermi nella Veglia), ma anche rinnovate le promesse sacerdotali. Ogni Vescovo presiede questa celebrazione nella propria cattedrale, cui sono invitati a partecipare tutti i presbiteri. Nel pomeriggio con la Messa vespertina In Coena Domini, iniziano ufficialmente i riti del Triduo. Durante questa liturgia si compie il tradizionale rito della “lavanda dei piedi”, che ricorda l’ultima cena di Gesù e, soprattutto, l’istituzione dell’Eucaristia. Quest’anno Bergoglio ha scelto di recarsi in visita privata al carcere di Rebibbia, sezione femminile, dove celebrerà la messa in Coena Domini e laverà i piedi a dodici detenute.

Il Venerdì Santo

Il Venerdì Santo, giorno in cui si ricorda la Crocifissione, morte e deposizione di Gesù, si svolge una “Azione liturgica” e l’adorazione della Croce. In questo giorno e nel giorno seguente (Sabato Santo), la Chiesa, per antichissima tradizione, non celebra l’Eucaristia. Nelle ore pomeridiane ha luogo la celebrazione della Passione del Signore. Alla sera del Venerdì Santo si celebra tradizionalmente la Via Crucis. Per i cattolici il Venerdì Santo è giorno di penitenza, digiuno e astinenza.

Il Cenacolo

Secondo la tradizione, il luogo dove Gesù fece l’Ultima Cena con i suoi discepoli fu anche la residenza della primitiva chiesa apostolica. Il Cenacolo è situato sul Monte Sion, oltre le mura dell’odierna città vecchia di Gerusalemme. Il Santuario ha ospitato per diversi secoli un convento dei Frati Minori della Custodia di Terra Santa. Tradizione vuole che la tavola sopra cui Gesù fece l’ultima cena con gli Apostoli sia conservata nella cappella della Casa Colonna, presso la Basilica di San Giovanni in Laterano a Roma.

Le 14 stazioni della Via Crucis

La Via Crucis, o «Via della Croce», è nata dal desiderio di ripercorrere spiritualmente insieme a Gesù la via che l’ha condotto dal pretorio di Pilato al sepolcro, dopo la crocifissione sul Golgota. Le «14 Stazioni» sono 14 episodi presi dal Vangelo e dalla tradizione popolare. Le stazioni della Via Crucis tradizionale — arrivata a noi oggi, nel corso del tempo sono— : Gesù è condannato a morte; Gesù è caricato della Croce; Gesù cade per la prima volta; Gesù incontra sua Madre; Gesù è aiutato a portare la Croce da Simone di Cirene; Santa Veronica asciuga il volto di Gesù; Gesù cade per la seconda volta; Gesù ammonisce le donne di Gerusalemme; Gesù cade per la terza volta; Gesù è spogliato delle vesti; Gesù è inchiodato sulla Croce; Gesù muore in Croce; Gesù è deposto dalla Croce; Il corpo di Gesù è deposto nel sepolcro.

Il Sabato Santo

Il Sabato Santo è un giorno “a-liturgico“, cioè privo di liturgie. Non si compie nessuna celebrazione, se non alla sera la grande veglia pasquale, che S. Agostino definiva «la madre di tutte le Veglie».

La «Madre di tutte le veglie»

«La Madre di tutte le veglie». Così Sant’Agostino definisce la solenne celebrazione della Risurrezione del Signore, che celebrando la vittoria sul peccato e sulla morte da parte di Cristo, è la celebrazione più importante dell’anno liturgico. La veglia viene celebrata la sera del Sabato Santo. Ha quattro momenti distinti, ma strettamente uniti tra di loro: la liturgia della luce, o lucernario, con la benedizione del fuoco, la preparazione del cero, la processione, l’annunzio pasquale; la liturgia della Parola, con la proclamazione di nove letture bibliche (sette dall’Antico Testamento che rievocano i fatti mirabili compiuti da Dio nella storia della salvezza e due dal Nuovo Testamento); la liturgia battesimale, con le litanie dei Santi, la benedizione dell’acqua, la celebrazione dei battesimi, la rinnovazione dei voti battesimali e termina con la liturgia eucaristica.

L’importanza del silenzio

Caratteristica delle celebrazioni del Triduo è l’«organizzazione» come un’unica liturgia; infatti la Messa In Coena Domini non termina con la tradizionale formula «ite missa est» («la Messa è finita»), bensì con il silenzio. L’azione liturgica del venerdì non comincia con l’usuale saluto e con il Segno della Croce, e termina anch’essa senza saluto, in silenzio. Infine la solenne veglia comincia in silenzio e termina con il saluto finale.Il Triduo Pasquale costituisce un’unica solennità. Dal Gloria della messa del Giovedì a quello della Veglia, le campane non suonano per meglio esprimere il senso penitenziale proprio di questi giorni.

La Domenica di Pasqua

La lettura del Vangelo per la Messa nel giorno di Pasqua è tratta da Giovanni (20, 1-9: 1) e fa riferimento al sepolcro vuoto: «Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti». Si possono, però, leggere come facoltativi anche i testi dei Vangeli proposti per la notte santa, oppure, nella Messa vespertina, il racconto di Luca sull’apparizione ai discepoli in cammino verso Emmaus.

Il digiuno

I quaranta giorni che precedono la Pasqua vengono vissuti dai fedeli come un periodo di preparazione e conversione per prepararsi al meglio. Il digiuno è una delle pratiche quaresimali più note. Attualmente i fedeli sono tenuti contemporaneamente sia al digiuno ecclesiastico che all’astinenza dalla carne due volte l’anno, il Mercoledì delle Ceneri (per il rito ambrosiano il primo venerdì di Quaresima) e il Venerdì Santo. Sono tenuti alla sola astinenza dalle carni in tutti i singoli venerdì di Quaresima, purché non coincidano con un giorno annoverato tra le solennità dal calendario liturgico della Chiesa cattolica. Al digiuno sono tenuti i fedeli dai diciotto anni compiuti ai sessanta. I malati o coloro che devono fare lavori estremamente faticosi possono essere dispensati dalle penitenze.

2024-03-28T13:01:17Z dg43tfdfdgfd