AYMAN SAFADI, MINISTRO DEGLI ESTERI DI AMMAN: «LA NOSTRA REAZIONE? LA GIORDANIA NON SARà CAMPO DI BATTAGLIA PER NESSUNO»

«Il nostro messaggio a tutti, all’Iran e a Israele, è di non violare il nostro spazio aereo. Non lo permetteremo».

Il ministro giordano degli Esteri Ayman Safadi lo ripete senza sosta da sabato notte: no all’escalation. Durante l’attacco iraniano, la Giordania ha concesso il suo spazio aereo per abbattere missili e droni diretti su Israele e ha incassato le minacce di Teheran. In ore di preoccupazione e tensione, oltre che di contatti diplomatici, Safadi, dopo aver incontrato la ministra degli Esteri tedesca Annalena Baerbock a Berlino, accetta di rispondere alle domande del Corriere mentre è in volo verso gli Stati Uniti.

Avete paura che ora l’Iran scelga la Giordania come bersaglio qualora Israele dovesse contrattaccare?

«Da sempre la nostra politica è di neutralizzare qualsiasi proiettile che violi il nostro spazio aereo e minacci la nostra gente e la nostra sicurezza. Dunque abbiamo intrapreso azioni contro i droni iraniani che, secondo noi, minacciavano la nostra sicurezza. Voglio essere chiaro: non saremo un campo di battaglia per nessuno. Avremmo intrapreso la stessa azione contro i droni israeliani».

La Giordania ha accordi militari ed economici con gli Stati Uniti cui non può venire meno. Se Israele dovesse rispondere a Teheran, quale sarà il vostro ruolo?

«L’Iran ha risposto all’attacco al suo consolato a Damasco. L’onere di allentare la tensione ora ricade sul governo israeliano. Dunque che il primo ministro israeliano non pensi di distogliere l’attenzione dall’aggressione a Gaza, o di sfruttare il conflitto con l’Iran per salvare la sua carriera e servire l’agenda radicale dei ministri estremisti del suo gabinetto».

State affrontando critiche interne soprattutto da parte dell’opinione pubblica palestinese che vi accusa di essere troppo morbidi con Israele...

«L’attenzione deve continuare a concentrarsi sulla fine della catastrofe di Gaza. Il primo passo per la de-escalation deve essere la fine della crisi alimentare per 2,3 milioni di palestinesi. E non dimentichiamoci che il numero di bambini uccisi da Israele nella guerra a Gaza è superiore al numero di bambini uccisi da tutti i conflitti nel mondo in più di quattro anni. Per questa ragione lavoriamo per una pace giusta e duratura che garantisca la sicurezza ai palestinesi e agli israeliani. La soluzione dei due Stati, che le misure israeliane stanno uccidendo, è l’unica via verso quella pace».

È soddisfatto dell’incontro avuto a Berlino?

«Con la ministra degli Esteri, Annalena Baerbock, abbiamo concordato di lavorare insieme per garantire che sufficienti forniture umanitarie possano entrare a Gaza. La Giordania è anche in stretto coordinamento con l’Italia, che ha anch’essa un ruolo importante da svolgere. Abbiamo bisogno che tutta l’Europa lavori per il cessate il fuoco».

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