CLINTON E OBAMA A NEW YORK CON BIDEN PER LA RACCOLTA FONDI, MA I MANIFESTANTI PRO-GAZA CONTESTANO IL PRESIDENTE

Tre presidenti con una missione: sconfiggere Trump. Barack Obama e Bill Clinton hanno affiancato ieri Joe Biden a New York sul palcoscenico del Radio City Music Hall, all’evento di raccolta fondi più importante di questa campagna elettorale e della sua carriera politica. Di fronte a 5.000 persone, sono entrati sulle note di “Born to Run” di Bruce Springsteen. A intervistarli c’era il comico Stephen Colbert, mentre l’attrice Mindy Kaling presentava la serata, con spettacoli musicali di Queen Latifah, Lizzo, Lea Michele, Cynthia Erivo e Ben Platt. A pianificare l’evento ha dato una mano Anna Wintour. I biglietti in piccionaia costavano 250 dollari, chi voleva una foto con i tre presidenti ha pagato 100.000 dollari (a scattarle era la celebre Annie Leibovitz). Al costo di 250.000 o 500.000 si entrava alla reception privata e all’after party. L’incasso supera i 25 milioni di dollari.

È la prima volta che tre presidenti democratici si uniscono per una raccolta fondi. Di solito si aspetta la convention. Non è solo questione di soldi: è una sfida di Biden ai sondaggi e ai dubbi sulla sua età, un tentativo di unire il partito e iniettare entusiasmo e speranza nella sua campagna elettorale. Ed è un modo per sottolineare una sostanziale continuità di visione fra i tre leader rispetto all’isolamento di Trump dai predecessori repubblicani e dal suo stesso ex vice Mike Pence. Obama, che è spesso apparso al fianco del suo ex vicepresidente, è arrivato ieri a New York con Biden sull’Air Force One. Per entrambi sconfiggere Trump è l’atto finale della loro partnership.

In autunno Obama girerà per università e grandi città per cercare di ricompattare l’appoggio dei giovani e delle minoranze, che è a rischio anche perché criticano la gestione di Biden della guerra di Israele a Gaza: alcune centinaia di manifestanti pro-palestinesi protestavano ieri davanti al Radio City Music Hall. Poi alcuni, all’interno del teatro, hanno interrotto ripetutamente l’evento. «Avete le mani sporche di sangue» hanno gridato, prima di essere trascinati fuori. Una donna, Diane Sare, che è anche candidata indipendente al Senato per New York (contro il democratico Chuck Schumer), armata di un cartello che diceva “War Pig”, ha ammonito che si rischia la «guerra nucleare contro la Russia», aggiungendo «Siete tutti fuori di testa!». «Vergognati, Biden», ha urlato qualcun altro.

Biden ha replicato: «Lasciateli andare. Ci sono molte persone che sono molto, molto… ci sono troppe vittime innocenti, sia israeliani che palestinesi». «No, ascoltate», ha detto Obama rivolto ai manifestanti. «Non potete parlare voi per tutto il tempo. A volte dovete ascoltare». E ha aggiunto: «In una situazione come quella che vediamo a Gaza e in Israele, ti si spezza il cuore, inizialmente per un massacro di incredibile crudeltà. E’ possibile anche dire che appoggiamo in modo inequivocabile il popolo di Israele… che è la posizione di Joe, ed è possibile anche avere il cuore spezzato nel vedere persone innocenti uccise e cercare di affrontare tutto questo in un modo che porti entrambi i popoli ad essere in grado di vivere in pace, l’uno accanto all’altro». E Clinton gli ha fatto eco: «Guardate, il mondo in cui viviamo è difficile, perché dobbiamo tenere insieme nella testa due idee apparentemente in contrasto. Ma non dimenticate, in particolare se siete giovani e tutto quello che sapete è che il governo israeliano nega i diritti dei palestinesi... Joe Biden dice che vuole una soluzione basata sui due Stati. Non fa per dire. Lo abbiamo vissuto e dovreste fidarvi del loro lavoro, che mira a ridurre le sofferenze dei palestinesi innocenti senza permettere che la sicurezza di Israele venga perduta nell’aspra conflittualità sulla legittimità dello Stato palestinese, che è qualcosa in cui tutti e tre crediamo».

Colbert ha approfittato della conduzione dell’incontro per battute come: «Questa è una occasione straordinaria, perché abbiamo a New York tre presidenti e nessuno di loro apparirà in tribunale». «La nostra democrazia è a rischio», ha detto Biden. «Non è una battuta, è letteralmente a rischio. Non avevo intenzione di entrare in corsa nel 2020, perché avevo perso da poco mio figlio Beau, ma ho visto quel che è successo in Virginia, dove questa gente è venuta fuori nei campi con le fiaccole in mano e le bandiere naziste, accompagnata da suprematisti bianchi, e una donna, una passante, è stata uccisa. Hanno chiesto all’allora presidente che cosa ne pensasse. E lui ha detto che c’era brava gente da entrambi i lati…».

Mentre Biden continuava a elencare i motivi per cui Trump è una minaccia, Obama è intervenuto per notare che «il punto non è ciò che di negativo accompagna il candidato dell’altra parte. Il punto è quello che c’è di positivo nel lavoro meraviglioso fatto da qualcun altro. A volte dimentichiamo dove abbiamo cominciato e dove ci troviamo. Abbiamo un mercato del lavoro da record… abbiamo fatto progressi prima con Bill Clinton che ha fatto approvare il Children’s Health Insurance Act, poi quando noi abbiamo approvato l’Affordable Care Act. Joe Biden ha preso il testimone e ha esteso la copertura…». Clinton ha notato come dal punto di vista dell’economia «il presidente Trump ha avuto un paio di anni buoni, perché li ha rubati a Barack Obama. L’ho ascoltato dire che l’economia americana era terribile durante il 2016 e come sarebbe diventata meravigliosa dal gennaio 2017, il suo insediamento. Bé, quello che è successo davvero è che durante la presidenza Trump la crescita dell’occupazione è stata più lenta che sotto la presidenza di Obama, Ma la gente non lo sentiva perché ci vuole un po’ di tempo per rendersene conto». Clinton ha definito così la strategia di Trump: «Sono bravi nel marketing e nel dare la colpa agli altri... Ma Biden è bravo a trovare le soluzioni che le persone alla fine abbracceranno. Ed è per questo che dovrebbe vincere le elezioni».

Biden parla al telefono con Bill Clinton ancor più spesso che con Obama, dicono i suoi consiglieri. Benché sia passato un quarto di secolo dalla sua presidenza, Clinton è colui che ha inaugurato la politica centrista del «nuovo» partito democratico, senza contare che la sconfitta di sua moglie Hillary nel 2016 per mano di Trump è «personale» (lei in un recente evento alla New York Public Library ha cercato di evitare di parlare della campagna elettorale). Nel 2008 i tre in realtà erano in rotta di collisione: Biden e Obama in corsa per la nomination, come pure Hillary; nel 2016 Obama spinse per la candidatura di quest’ultima alla Casa Bianca e dissuase Biden, mentre nel 2020 gli spianò il cammino per la nomination. È paradossale, notano molti, che Biden, pur avendo raggiunto più risultati legislativi, inclusa la spesa per le infrastrutture, abbia fra i tre il tasso di popolarità più basso. Nonostante le sue misure siano in generale apprezzate, gli elettori sono pessimisti sul futuro e dubbiosi su un suo secondo mandato a 81 anni. Clinton ne ha 77, Obama 62: avevano rispettivamente 46 e 47 anni quando diventarono presidenti. Ora sono chiamati ad aiutarlo a formulare un messaggio che raggiunga l’americano medio, nella speranza che l’elettorato li consideri ancora un’ispirazione e che questa possa trasferirsi su Biden. La fiducia degli americani nella politica e nelle istituzioni si è ridotta: non solo durante gli anni Trump; già la guerra in Iraq e la crisi finanziaria del 2008 hanno contribuito alla sfiducia. La nostalgia è spesso usata da Trump come un’arma. Con Obama e Clinton al suo fianco, Biden cerca di attingervi anche lui.

2024-03-29T04:37:45Z dg43tfdfdgfd