CRISTOPHE & ANNE, TALEBANI MEDIATICI DI RSF OSSESSIONATI DALLA CENSURA DEL CENTRODESTRA

Il merito è sicuramente quello di far parte del «giro giusto». Premi, convegni. Soldi che arrivano a fiumi. Inviti tonitruanti e giudizi sempre tranchant. Peccato che la gloriosa organizzazione nata in Francia nel 1985 dall'idea di quattro giornalisti, creata per difendere il pluralismo e la libertà di espressione, veda pericoli un po' ovunque, mettendo spesso sullo stesso piano democrazie e democrature, vere e proprie dittature e regimi più o meno immaginari. Basta poi che ci sia un po'di centrodestra nei governi o nelle tv, e i nuovi guru della liberté gridano al fantasma.

Specie da quando al vertice della Ong Reporters sans frontières c'è il tandem Christophe Deloire, segretario e direttore generale e Anne Bocandé, cronista diventata direttrice editoriale lo scorso ottobre, la virata totalitaria di chi ritiene d'aver le carte in regola per dar patenti di legittimità a Stati e redazioni è sempre più evidente; passando da segugi a caccia di leggi volte a limitare la libertà di stampa nel mondo a censori.

Per il fondatore della Ong Robert Ménard, oggi sindaco di Béziers, i due sono usciti di testa. Squadre di informatori dislocate in 136 Paesi, certo. Ma il duo Deloire-Bocandé ora ha dichiarato guerra in casa, in Francia: nel loro mirino è finito infatti CNews, il canale d'informazione che vanta il maggior successo auditel Oltralpe, denunciato perché ritenuto «non più di notizie, ma un media d'opinione». Inutile dire che CNews strizza l'occhio al conservatorismo. Dunque: da ricalibrare. Ménard, si è «rattristato» per la deriva sovietica del suoi eredi. «Abbiamo creato Rsf quasi quarant'anni fa - ricorda - l'obiettivo non era scegliere giornalisti buoni e cattivi, ma mobilitarsi quando uno era in prigione o in ostaggio». Ventitrè anni ad agire così, ricorda, «e oggi Rsf lotta contro il pluralismo».

I biasimi odierni chiudono un cerchio iniziato con le accuse all'Italia del Cav, e oggi contro quella a trazione Meloni. La dipendenza finanziaria dell'Ong solleva interrogativi sulla sua reale indipendenza. Nel 2009, l'allora segretario Julliard venne in Italia a lanciare l'allarme Cav: «Troppe pressioni sui media, Berlusconi rischia di finire nella lista dei predatori della libertà». Cambia il vertice di Rsf, non le letture. Sempre sostenute da sponsor privati e fondazioni. L'Open Society di Soros è in prima fila: 200 mila euro nel 2017, 175 mila nel 2019 e 300 mila nel 2021. Una Ong diventata brand, incassa pure da t-shirt, libri e accessori. E gode di quell'eredità degli Anni '80 che videro Mitterrand schierarsi in sua difesa. Impossibile sottrarsi. Tra i donatori, la Commissione Ue, il Ministero degli Esteri d'Oltralpe, la città di Parigi. E se ha il quartier generale al 47 di rue Vivienne, 180mq, tra Pigalle e il Louvre, lo deve al magnate François Pinault che oliò le procedure d'acquisto: per dare una sede ai paladini della libertà d'informazione diventati talebani.

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