L'AVIAZIONE, LA LISTA DI OBIETTIVI E IL "MOMENTO GIUSTO": COSA ASPETTA ISRAELE A COLPIRE L'IRAN

"Teheran dovrà aspettare nervosamente senza sapere come e quando" Israele deciderà di rispondere all'attacco con un'azione militare offensiva che molti credevano sarebbe arrivata questa notte. Il premier israeliano Benyamin Netanyahu vuole tenere in guardia l'avversario e lasciare in un nervoso stato di allerta gli ayatollah che hanno rimandato per settimane. "Proprio come hanno fatto con Israele" prima di sferrare l'attacco di sabato notte. Considerato da alcuni un "atto di forza" ben ponderato e puramente dimostrativo. Da altri un concreto fallimento che segna la vittoria dei sistemi di difesa israeliani e apre a una nuova inattesa coalizione "informale" di potenze mediorientali. Tutte mosse dal comune intento di agire "al di sopra della parti" per il mantenimento dello status-quo nella regione all'apice della tensione.

Il successo di Iron Shield e i nuovi piani

Quello lanciato dal capo di Stato Maggiore, generale Herzi Halevi, è stato un messaggio chiaro che ha incluso due aspetti fondamentali delle ultime 48 ore: il successo dell'Operazione Iron Shield, l'azione difensiva che ha permesso ai sistemi della difesa antiaerea israeliana, coadiuvati da radar e aerei di alleati e nuovi partner del Golfo, di abbattere il 99% dei droni e dei missili lanciati dalle basi dei pasdaran in Iran, Iraq, Libano e Yemen; e l'importanza di questa nuova alleanza informale che si sta profilando tra i paesi arabi sunniti e lo Stato ebraico. Confermando, come ci si attendeva dopo la riunione del Gabinetto di guerra israeliano a cui hanno preso parte il premier Netanyahu, il ministro della Difesa Yoav Gallant, e i vertici dell'intelligence e l'ex ministro della difesa Benny Gantz, che "il lancio di così tanti missili, missili da crociera e droni contro il territorio israeliano riceverà una dura risposta".

Il generale Halevi - che ha rilasciato anche un messaggio in lingua inglese - si è rivolto agli ufficiali dell'Aviazione Israeliana (Iaf), che prenderà certamente parte alla "vendetta" per l'attacco iraniano, dalla base aerea di Nevatim nel Negev. Sito colpito dai pochi missili andati a segno durante l'attacco di sabato notte. Annunciando che i piani per il contrattacco sono pronti di fronte a un caccia stealth F-35 Adir ben visibile in mezzo alla pista di volo. Un messaggio neanche troppo velato sul tipo di armi e capacità tecnologiche su cui può contare Israele.

La strategia dell'attesa

Che lo Stato d'Israele intendesse rispondere all'attacco iraniano è stato chiaro fin dal primo momento. Ma le modalità, l'intensità della risposta e il "quando" sono tutte incognite che devono rispondere a una serie di criteri essenziali: confermare la fermezza e la volontà di Israele nel difendersi da ogni tipo di aggressione; non scatenare un confitto regionale su vasta scala proprio ora che sembrano essersi aperti nuovi piani di collaborazione con le potenze del Golfo; e lasciare Teheran nel nervosismo che solo l'attesa di un attacco può provocare. Sia stato progettato per colpire siti strategici dall'aria, o incentrato sulla guerra elettronica e cibernetica che potrebbero portare le divisioni speciali dell'intelligence militare come l'Unità 8200: gli "hacker" dell'Aman.

I funzionari del Pentagono e gli analisti della Casa Bianca - estremamente preoccupati per un'escalation con l'Iran che possa coinvolgere anche gli Stati Uniti - sono consapevoli che "una qualche forma di contrattacco all'attacco iraniano" che ha visto l'uso di droni kamikaze, missili da crociera e missili balistici "è inevitabile". Le opzioni discusse nelle riunioni del Gabinetto di guerra israeliano dovrebbero comunque tenere conto di quelle "linea rosse" da non oltrepassare per non innescare risposte che potrebbero condurre il Medio Oriente in una spirale di violenza incontrollabile.

È espresso interesse di Israele portare un contrattacco in modo tale che "l'Iran non possa coinvolgere i Paesi alleati come la Giordania, Egitto e gli Stati del Golfo" in una futura ritorsione. Va ricordato come la Giordania abbia consentito agli aerei da combattimento israeliani di entrare nel suo spazio aereo per abbattere missili e droni lanciati dall'Iran, riferisce una fonte accreditata israeliana. Dichiarando che l'aviazione giordana e quella israeliana sono state "coordinate dalle forze armate statunitensi" in quella che si pensa essere stata la prima volta che Israele e Giordania hanno combattuto fianco a fianco dalla creazione dello Stato Ebraico. Essendo state avversarie nella Guerra dei Sei Giorni e nella Guerra del Kippur.

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