L'OPERAZIONE MIRATA E RIDOTTA: PERCHé ISRAELE ENTRA A RAFAH

Forze terrestri israeliane supportate da carri armati Merkava e veicoli blindati si sono spinte in profondità nel settore più meridionale della Striscia di Gaza per "ottenere" il controllo del valico di frontiera che separa Rafah dall'Egitto. Non si trattato dunque dell'inizio dell'offensiva, ma soltanto di un'operazione mirata che aveva come obiettivo impedire ai vertici di Hamas e ai miliziani ancora presenti nella Striscia di fuggire in Egitto.

Questo è quanto sostengono una serie di fonti e osservatori, compreso e sopratutto Barak Ravid, che fin dalle prime ore di questa notte asseriva come le forze terrestri dell'Idf intendessero avere “il controllo del lato palestinese del valico di Rafah tra Egitto e Gaza" in quelle che venivano citate come "le prossime ore”. Ciò avrebbe impedito e impedirebbe ai vertici delle Brigate Izz Al-Din Al-Qassam presenti a Rafah di fuggire in Egitto. Chiudendo gli ultimi miliziani di Hamas in una specie di sacca secondo le più classiche tattiche militari.

Secondo alcune fonti palestinesi citate da Times of Israel, già prima della mezzanotte carri armati e truppe israeliane appiedate sono entrate in territorio palestinese attraversando il valico di Kerem Shalom, con il supporto dell'aviazione e del fuoco dell'artiglieria che avrebbero preso di mira le postazioni attribuite ad Hamas. Alcuni rapporti hanno affermano che le forze dell'Idf si sono spostate nell'area del valico di Rafah mentre gli attacchi aerei si concentravano nella parte orientale della città. Sono almeno cinque i morti tra la popolazione civile.

Gli Stati Uniti - che nella loro posizione di mediatori stanno spingendo per il raggiungimento di un accordo - ritengono che gli attacchi israeliani a Rafah "non rappresentano una grande operazione militare" al contrario di quanto era stato annunciato nelle scorse settimane dal premier israeliano Benjamin Netanyahu; che dopo aver smentito la notizia del raggiungimento di un accordo per il cessate il fuoco diffusa da Hamas, dato che "la proposta accettata era lontana dal soddisfare le richieste fondamentali di Israele", ha riunito il gabinetto di guerra israeliano per definire il lancio di questa ennesima operazione militare. Un'operazione accettata all'unanimità in attesa che la delegazioni per i negoziati incontri la controparte al Cairo nella giornata di martedì. Tra loro sarà anche vertice del Mossad, David Barnea.

La notizia era stata confermata simultaneamente al lancio di questa azione militare su "scala ridotta" per conseguire quelli che sembrano essere a tutti gli effetti obiettivi mirati anche secondo i funzionari americani; estremamente "preoccupati per l'intensità degli attacchi" che Israele aveva annunciato di voler sferrare contro la città di Rafah.

Per gli americani, concentrati sul prevenire una grande operazione militare nelle aree densamente popolate di Rafah, la priorità è quella di mediare l'ottenimento di una risoluzione il più presto possibile, e possibilmente il duratura possibile per ragioni ovvie come la fine delle ostilità e della atrocità perpetrate nella Striscia, il poter frenare la terribile crisi umanitaria in corso, ma anche per questioni di politica interna che riguardano la futura spendibilità del presidente Joe Biden in corsa per il suo secondo mandato.

La versione di un'azione militare dalla "portata limitata" con obiettivi mirati è stata confermata anche da un funzionario egiziano probabilmente vicina all'intelligence del Cairo e da un rappresentante della sicurezza palestinese non meglio identificato a causa della necessaria condizione di anonimato. I funzionari israeliani avrebbero informato gli egiziani che le truppe dell'Idf si sarebbero "ritirate subito dopo aver completato l'operazione". Rimettendo tutto nelle mai dei negoziatori che dovrebbero incontrarsi oggi al Cario in linea diretta con l'altro capo del tavolo negoziale strettamente seguito dagli emissari statunitensi a Doha, in Qatar.

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