LA MINACCIA DELLA RUSSIA CHE PREOCCUPA LA NATO: DOVE SI PUò ACCENDERE LA MICCIA DI UN’ESCALATION?

L e accuse di Mosca all’Occidente preoccupano particolarmente i Paesi dell’Europa dell’Est. I tre baltici, ma anche la Polonia che confina con la Bielorussia del fedele Lukashenko e la Moldavia che ha la spina nel fianco della Transnistria, regione abitata da russi autoproclamatasi indipendente da quasi 35 anni.

I baltici

È l’area più calda e vede direttamente impegnata tutta la Nato a garantire la sicurezza di Estonia, Lettonia e Lituania. Anche la Svezia sta per mandare sue truppe in quella regione. Fra le tre capitali, Tallin, Riga, Vilnius e Mosca ci sono continui scambi di «spallate» assai poco amichevoli. Il Cremlino ricorda sempre che quell’area faceva parte dell’impero russo e dell’Urss (non nel periodo tra il 1920 e la Seconda guerra mondiale) e che lì abitano centinaia di migliaia di russi, molti nati in quegli Stati. I baltici, così, sono particolarmente sospettosi e aggressivi. Hanno proclamato la Russia Paese terrorista, dopo l’inizio della guerra in Ucraina. E sicuramente trattano poco amichevolmente i russi (fra un terzo e un quarto della popolazione in Estonia e Lettonia; «appena» 170 mila in Lituania). Tallin e Riga stanno introducendo per tutti l’obbligo di conoscere la lingua nazionale, con esami specifici. In Lettonia, su diecimila russi che hanno provato a sostenerlo, un buon 60 per cento è stato bocciato e ora rischia l’espulsione. Compresi tanti anziani che hanno oggettive difficoltà. Chi non ha passaporto russo, ha quello di «non cittadino» ( Nepilsoņa pase). In Estonia si sta eliminando il russo dalle scuole e tutti i presidi devono passare l’esame C1 di lingua estone che prevede, tra l’altro, la capacità di «comprendere un’ampia gamma di espressioni idiomatiche e colloquiali, rilevando spostamenti di registro». In uno degli idiomi più difficili del mondo. La «difesa» dei cittadini russi che secondo Mosca sono «perseguitati» nelle tre repubbliche potrebbe essere una giustificazione per un intervento. Ma il rafforzamento della presenza Nato lo rende poco probabile.

La Polonia e Suwalki

Con Varsavia l’ostilità è antica. Negli ultimi anni uno dei maggiori contenziosi ha riguardato la caduta nel 2010 dell’aereo presidenziale che si schiantò per il maltempo mentre volava verso Smolensk, in Russia. Una commissione d’inchiesta ha per anni continuato a cercare prove del coinvolgimento di Mosca. Col ritorno al governo di Tusk, la commissione è stata sciolta: «Fine della menzogna. Non c’è nessuna pista russa», ha detto il viceministro della Difesa di Varsavia Tomczyk. Il punto di attrito tra Polonia, Nato e Russia potrebbe essere il corridoio di Suwalki (c’è sempre un corridoio pericoloso da queste parti, basti ricordare quello di Danzica) che unisce i baltici alla Polonia separando la Bielorussia dalla provincia russa di Kaliningrad. È lì che ci potrebbe essere un attacco terrestre. Ieri ne ha parlato anche Lukashenko con il comandante del settore Nord-Ovest bielorusso, il generale Naumenko. Il presidente chiede se in caso di conflitto bisognerebbe «contrastare le repubbliche baltiche». Poi aggiunge: «E prendereste anche una parte della Polonia?». Risposta: «Sì, piccola». «Siete sicuro che potreste tenere questo territorio?». Risposta: «Tutte le azioni sono programmate, l’organico si sta preparando, non solo su terreni di esercitazione, ma anche dove si potrebbe aprire il fronte perché gli ufficiali conoscano i luoghi».

La Transnistria

È un territorio della Moldavia al confine con l’Ucraina, abitato da russi e de facto indipendente dal 1990. Se Mosca riuscisse a occupare la regione di Odessa, allora stabilirebbe una continuità territoriale con la Transnistria. Ora può invece contare solo su 2.500 uomini lì presenti come truppe di interposizione. La Moldavia da gennaio ha bloccato le esportazioni della regione verso l’Europa e questo viene visto dalla Russia come una provocazione. Ma il ministro degli Esteri della Transnistria ha detto martedì che Tiraspol non progetta «di chiedere alla Russia di essere inclusa nella Federazione». E ha aggiunto: «Non minacciamo nessuno e faremo tutti gli sforzi possibili per non essere coinvolti in alcun conflitto».

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