PERCHé SI PARLA POCO DEGLI ANGLOAMERICANI

Caro Aldo, anch’io, come tutti, ho seguito alla tv e sui quotidiani le manifestazioni riguardanti la Liberazione e il recupero della libertà.Tutto giusto, ma c’è un aspetto che mi lascia un po’ perplessa: si parla poco o nulla della partecipazione degli Usa e mi chiedo: è stato proprio un intervento così marginale quello americano? Anna Basso Anche questo 25 aprile nessun membro del governo e nessun membro dell’opposizione ha fatto visita a uno dei 42 cimiteri militari alleati dove sono sepolti militari americani e loro alleati. Erano ragazzi di circa venti anni e sono morti per sconfiggere i nazifascisti e di conseguenza dare la libertà all’Italia. Può spiegarci il motivo di questa ingratitudine? Luigi Marietti

Cari lettori, L’Italia è stata liberata dagli angloamericani, che avevano con sé truppe coloniali e truppe di altri Paesi alleati. C’erano indiani e senegalesi, francesi e neozelandesi, polacchi e brasiliani. La campagna fu lunga e sanguinosa, i tedeschi — massacri a parte — si batterono militarmente bene, il loro comandante Kesselring diceva con sarcasmo che l’Italia era il più grande campo di prigionia autoalimentato; come a dire che gli Alleati si erano infilati in un cul de sac, e infatti la guerra finisce con i tedeschi ancora sul nostro territorio. La lotta partigiana è stata preziosa, sia per rendere insicure le retrovie ai nazisti, sia per mostrare al mondo che gli italiani non erano certo tutti con Hitler e Mussolini; ma dal punto di vista militare è ovvio che non sarebbe certo bastata a sconfiggere i tedeschi. È vero che dello sforzo degli angloamericani si parla poco. Non interessa molto alla sinistra. Ma in genere a molti italiani non piace ricordare i bombardamenti, l’umiliazione di doversi procacciare il cibo nelle città dove arrivavano gli americani, le atrocità commesse da alcuni reparti, ad esempio dai maghrebini in Ciociaria. Certo, gli angloamericani non erano in Italia per caso: c’erano perché il Duce aveva dichiarato loro guerra, con un calcolo politico e militare clamorosamente sbagliato. E non erano lì per il benessere degli italiani; erano lì per affrontare i tedeschi, e in prospettiva portare l’Italia nella loro sfera di influenza. Questo ha rappresentato per noi due incommensurabili vantaggi — liberarci dal nazifascismo ed evitarci il comunismo sovietico —, ma anche un peso: l’Italia del dopoguerra non era un Paese pienamente sovrano. E sotto certi aspetti non lo è neppure oggi.

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