ALLUVIONE, UN ANNO DOPO C'è ANCORA MOLTO DA FARE

Forse il simbolo, un anno dopo, sta in un ponte crollato. E' accaduto l'altra notte, nel Forlivese, in località Santa Sofia, sull'Appennino romagnolo. La struttura, che serviva per superare il corso del fiume Bidente, era stata seriamente danneggiata dall'alluvione di un anno fra e non ha retto: già il passaggio dei mezzi pesanti era stato interdetto, adesso non ci sarà nessuna riqualificazione ma, a seguito del crollo, si passerà alla ricostruzione da zero.

La notte tra il 2 e il 3 maggio 2023 rappresentò la prima ferita evidente sul territorio dell'Emilia-Romagna. La seconda, due settimane dopo, fu in qualche modo il colpo di grazia su un'area già fortemente provata. Diciassette furono i morti, dei quali due nella prima fase, vittime di allagamenti, straripamenti e frane che coinvolsero in tutto 44 Comuni, colpendo in particolare le province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini.

A un anno dai quei fatti, "la ricostruzione è troppo lenta" ha sottolineato oggi Legacoop-Romagna. "La guardia resta alta fino a quando non sarà risarcito il 100% dei danni - ha spiegato il presidente Daniele Montroni nel corso di un convegno -. In questi mesi, con spirito di collaborazione, abbiamo dialogato con la struttura commissariale per rendere più lineari gli interventi verso famiglie e imprese ma ribadiamo che il nostro impegno e la nostra attenzione rimarranno alti fino a quando i danni subiti non saranno rimborsati al 100%", osserva Daniele Montroni, presidente di Legacoop Emilia-Romagna. Superata l'emergenza, per Legacoop, "la fase di ricostruzione è gestita da una struttura commissariale che necessariamente deve operare con modalità che troppo spesso richiedono l'attivazione di procedure ordinarie e i risultati, purtroppo, si vedono: ad un anno dall'evento siamo ancora in attesa dei rimborsi. C'è bisogno di dare la stessa capacità di risposta della fase di emergenza - conclude - standardizzando procedure per velocizzare la ricostruzione".

Dopo l'alluvione di maggio 2023, la Regione Emilia-Romagna ha presentato un piano speciale preliminare. In sintesi, si vuole dare più spazio ai fiumi, potenziando il contenimento delle piene a monte, arretrando le attuali arginature e rendendole resistenti alla tracimazione. Elaborare e attuare strategie innovative per i fenomeni di dissesto dei versanti, visto l'elevato numero delle frane (oltre 80mila), in gran parte di nuova attivazione in seguito agli eventi dello scorso maggio.

Per quanto riguarda le risorse pubbliche volute dal governo, sono stati stanziati sulla carta fondi Pnrr per 1,2 miliardi di euro, destinati solo ad investimenti pubblici. Ci sono, poi, i circa 4 miliardi del Governo: meno della metà degli 8,5 miliardi di danni. Questi sono destinati alla gestione dell'emergenza e della ricostruzione post alluvione, così suddivisi: 2,5 miliardi per la ricostruzione pubblica (DL 61 e DL 88); 639 milioni per la ricostruzione privata (120 milioni del DL 61 e 519 milioni del DL 104), 700 milioni di credito d'imposta per finanziare la ricostruzione privata (Legge di Bilancio 2024). Il piano di ricostruzione è stato affidato alla struttura commissariale guidata dal generale Francesco Paolo Figliuolo, che in questi mesi ha aperto un confronto non sempre facile con i territori.

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