IN MILLE ALLA FIACCOLATA PER RAMELLI FANNO IL SALUTO ROMANO

Fiaccolata dei militanti dell’estrema destra lunedì sera a Milano per ricordare Sergio Ramelli, studente 19enne del "Fronte della gioventù" aggredito sotto casa il 13 marzo di ventinove anni fa da giovani militanti della sinistra extraparlamentare legati ad Avanguardia Operaia e morto il 29 aprile, dopo 47 giorni di agonia. Arrivati in via Paladini, a Milano, davanti alla casa dove viveva Ramelli, un migliaio di manifestanti ha gridato il «Presente» facendo il saluto romano.

Saluto romano che, dopo una recente sentenza della Cassazione non è considerato reato nelle commemorazioni dei defunti e delle vittime di terrorismo. I militanti hanno cominciato a radunarsi nel pomeriggio in via Ponzio, angolo Piazzale Gorini, dove alle 20.30 è partito il corteo. Per l'intero tragitto hanno sfilato in silenzio inquadrati per fila per cinque, dietro lo striscione nero con scritto: «Onore ai camerati caduti». A parte questo, non c'erano labari, aquile né altri simboli che rimandassero al Ventennio. Alla fiaccolata ha partecipato gran parte della galassia dei movimenti dell’estrema destra: CasaPound, Lealtà-Azione, Movimento nazionale-La rete dei patrioti. Estrema destra che, con la manifestazione di stasera, ha ricordato anche Carlo Borsani, esponente della Repubblica sociale italiana ucciso nel 1945 dai partigiani in piazzale Susa, ed Enrico Pedenovi, consigliere provinciale Msi ucciso da Prima Linea.

La giornata di commemorazioni è iniziata in mattinata con lo striscione appeso dalla rete Gioventù Nazionale davanti all’istituto Ettore Molinari frequentato dallo studente ucciso nel 1975. Nel pomeriggio, dopo la deposizione delle corone di fiori davanti in via Paladino, è stata celebrata la messa in suffragio nella basilica dei Santi Nereo e Achilleo, in viale Argonne.

Questo per quanto riguarda le iniziative dei movimenti di estrema destra. Le celebrazioni istituzionali, invece si sono svolte nei giardini intitolati allo studente ucciso, tra via Pinturicchio e via Bronzino e vi hanno partecipato, tra gli altri, il sindaco di Milano Beppe Sala e il presidente del Senato Ignazio La Russa. «Io ci ho sempre tenuto a questo momento - ha detto il sindaco di Milano - ma non solo perché è giusto, ma anche perché tutte le nostre storie personali, di quelli della mia generazione, sono state attraversate da quei momenti. Io me li ricordo bene quegli anni e sono stati anni terribili».

«È importante che la corona sia stata deposta dal sindaco perché la corona è del Comune, rimane sempre da capire perché la corona sì e la fascia no, ma noi noi non ci formalizziamo. Quello che conta sono i gesti, l’abito non fa il monaco. - ha detto La Russa -. Sono grato al sindaco di essere venuto a ricordare un giovane che ha perso la vita. Ci son stati anni in cui era difficile celebrarlo», ha aggiunto il presidente del Senato.

2024-04-29T20:37:41Z dg43tfdfdgfd