«ITALIA IN PRIMA LINEA CONTRO ESCALATION». PIù MILITARI IN LIBANO?

Nelle telefonate più riservate Giorgia Meloni spiega i perchè della sua prima missione in Libano. Parla dei rischi legati alla crisi mediorientale. Si sofferma sui rischi di un allargamento del conflitto. Ragiona sulle possibili e drammatiche conseguenza sull'intera area. E ripete parole nette: «Bisogna fare ogni sforzo per evitare che la situazione lungo il confine con Israele peggiori». Non sono solo parole. Meloni negli ultimi giorni si è confrontata più volte con il ministro della Difesa Guido Crosetto per valutare l'ipotesi di un aumento del contingente italiano impegnato nella missione bilaterale in Libano che oggi conta un centinaio di militari. Nulla è deciso ma Meloni ha già ragionato su questa possibilità nei colloqui avuti a Roma il primo marzo con il comandante delle Forze armate libanesi, il generale Joseph Aoun. La strategia è chiara: sostenere l'esercito di Beirut per evitare una escalation al confine Sud fra i gruppi di Hezbollah e Israele. Ecco la sfida: evitare una escalation. Meloni ne ha parlato nell'incontro con il premier libanese uscente Najib Miqati a Beirut. E ne parlerà questa mattina (forse solo informalmente) nella visita alla base militare italiana di Shamaa.

Il governo è compatto. E pronto a sostenere ancora di più il Libano. L'idea è partire dalla missione bilaterale Mibil dove i militari italiani addestrano le forze libanesi. Meloni c'è. Crosetto anche. E il ministro degli Esteri Tajani è stato chiaro: «I nostri militari non sono lì solo per fare la guardia alla bandiera; sono un braccio operativo della politica internazionale». Politica internazionale vuol dire ogni sforzo per un rapido e faticoso cessate il fuoco a Gaza. Per evitare conseguenze su più larga scala. Per scongiurare una esclation in un momento complicatissimo. È notizia delle ultime ore le sedici vittime nel raid israeliano nel sud del Libano, non lontano dalla base militare di Naqura, sede del quartiere generale di Unifil, la missione Onu di cui fa parte anche il contingente italiano con oltre un migliaio di soldati. A essere colpito è stato un caffè nella cittadina di Naqura, sulla costa mediterranea, proprio a ridosso della linea del fronte tra Hezbollah e Israele. Presto la premier sarà tra i militari italiani. Perchè l'Italia «è e sarà in prima linea per il sostegno alla sicurezza»

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