L'ERBA ALTA IN CITTà: MODA, ECOLOGIA, O SOLO UN PO' DI POESIA?

L’erba delle città è sempre più alta. Ma non per incuria: molti comuni hanno deciso di ridurre gli sfalci per sensibilità ambientale. Si è visto infatti che lasciar crescere l’erba favorisce la biodiversità, che non è solo una parola alla moda in questa stagione di ansie e preoccupazioni ambientali, ma quasi un programma di governo dei prati.

Erba alta vuol dire che i fiori e le piccole piante dello spazio lasciato al suo naturale destino possono completare il ciclo di vita, le api e i vari insetti impollinatori trovano ciò di cui hanno bisogno, e così anche gli uccelli o i piccoli mammiferi. Qualcuno dice che più insetti significa più zanzare, ma chi se ne intende spiega che invece è vero il contrario per effetto della competizione, mentre con l’erba alta e i fiori possono anche tornare le farfalle.

Con la città che imita la campagna il comune ovviamente risparmia, anche in carburante per le falciatrici, in acqua ed energia. E questo è un bene per pensando al riscaldamento climatico oltre che all’aria che si respira. Poi con l’erba alta il terreno rimane più fresco, a vantaggio di chi non parte in vacanza.

Anche la città di Milano, come altre in Italia e in Europa, ha avviato da poco un programma di sfalcio ridotto su circa il 7 per cento dei suoi spazi verdi, e la cosa ha fatto discutere perché l’erba alta può diventare un problema. Ad esempio per i cani, a causa dei forasacchi. O per la sporcizia che vi può finire dentro, considerato che sì, sembra campagna, ma la gente è quella della città. E poi dipende dalla zona, perché un prato lasciato a sé stesso può dare l’idea di abbandono e di poca cura, e dunque di degrado, dove magari ce ne è già troppo.

In linea di massima è meglio avere più spazi verdi di qualunque tipo che pochi prati con tanta biodiversità, o più boschi orizzontali che verticali. Ma il dibattito è ampio. E regala un paradosso: quello di trovare l’erba alta in città e terreni che sembrano campi da golf in montagna. Ci sono località nelle valli in cui per tutto il giorno, dall’alba al tramonto, si sentono motofalciatrici tagliare i prati. Sono i cittadini che nelle seconde case tagliano l’erba per aprire le sdraio, stendere i plaid, fare i barbecue.

L’erba corta sui monti e quella alta tra i palazzi ridefiniscono il senso del riposo: può capitare che in città, con i prati non sfalciati, il vuoto, e il silenzio rotto solo dalle cicale, sembri di stare in campagna. Senza il problema del traffico al rientro.

I prati lasciati quasi a loro stessi sono un’esperienza poco frequentata dai giovani digitali. Si gioca sull’erba cortissima o su quella sintetica, ci si stende sul verde ben curato di un parco pubblico. Ma chi ha provato a correre con l’erba che arriva alle ginocchia? Chi si è nascosto tra steli più alti di un bambino?

L’erba non tagliata nelle città aiuta a guardare indietro e avanti allo stesso tempo. Può essere un bene. La parola biodiversità, però, lasciamola ai tecnici: sfalcia la poesia.

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