LAVORO, LA SFIDA DEL CUORE E DELL'INTELLIGENZA

Nell’era della crisi demografica, dello smart working e dell’intelligenza artificiale sono e saranno sempre di più i lavoratori (con le opportune competenze) e non i posti di lavoro a diventare scarsi. Il lavoro aumenterà ma il rischio è che molto di esso sarà ancora povero, precario e sfruttato.

L’ultima rivoluzione tecnologica, quella dell’intelligenza artificiale, sta rendendo sempre più Schumpeteriano l’orizzonte del sistema economico. Il tasso di distruzione e creazione di nuovi posti di lavoro, e persino di nuovi settori, accelera pesantemente. È per questo motivo che la politica del lavoro numero uno diventa quella della formazione continua e della riqualificazione di lavoratori, disoccupati ed esodati e che il diritto alla formazione va garantito nei contratti sindacali, profittando degli incentivi messi a disposizione su questa partita dai fondi europei.

Il mismatch (la compresenza di posti di lavoro vacanti e disoccupati) è e sarà l’altra grande caratteristica del mercato del lavoro del futuro. In Italia in questo momento ci sono centinaia di migliaia di posti di lavoro vacanti, mancano, tra l’altro, più di 50mila infermieri, tecnici nel green e nel digitale. La distanza tra disoccupati e posti di lavoro vacanti non è geografica ma di competenze e dunque formazione e riqualificazione sono ancora una volta centrali. I lavoratori italiani, in uno scenario demografico dove i baby boomer iniziano ad andare in pensione e non sono sostituiti da classi di giovani altrettanto numerose, non bastano e non basteranno. Per questo la proposta di introdurre il modello tedesco di formazione professionale per i richiedenti asilo (a carico prevalentemente delle imprese che lo farebbero volentieri) è un’ottima proposta.

E la recente iniziativa del Cnel per generalizzare le buone pratiche di lavoro in carcere con un investimento nella formazione digitale dei detenuti non solo favorisce inclusione e potrebbe azzerare quasi la recidiva, ma risponde anche ad una precisa domanda del mercato.

Risuona di questi tempi, come purtroppo sempre, la denuncia e la condanna per il lavoro precario e sfruttato, per gli incidenti sul lavoro. Sullo sfondo un modello di economia ancora troppo centrata sul valore per gli azionisti e il benessere dei consumatori dove quello del lavoro (centrale per la fioritura della persona) viene soltanto dopo. La lotta di classe è ormai dentro di noi. Tra il nostro essere consumatori sempre più impazienti, che vogliono essere soddisfatti subito con prodotti a prezzi più bassi possibili, e il nostro essere lavoratori impegnati a realizzare quegli stessi prodotti. Una lotta di classe “interiore” si può risolvere solo partendo da una presa di coscienza del problema. I mezzi poi si trovano e sono molteplici viste le tante filiere di prodotti responsabili ormai disponibili.

Può e deve iniziare lo stato votando col portafoglio in modo intelligente con i propri appalti. Inutile strapparsi i capelli per gli incidenti sul lavoro e la mancanza di regole se le istituzioni per prime non si rendono conto che le regole di appalto devono premiare le imprese più sostenibili (appalti green e social) invece di incentivare l’irresponsabilità e i subappalti selvaggi con il massimo ribasso. Il cerchio non può chiudersi, in un’economia globalmente integrata, senza politiche a prova di delocalizzazione.

L’introduzione del Cbam (i meccanismi che impongono alle aziende che sfuggono alle regole green europee andando a produrre all’estero, inquinando e facendo concorrenza sotto costo alle nostre imprese, di pagare tutta la differenza quando vogliono esportare in Europa) deve progressivamente farsi strada anche in materia di lavoro impedendo la concorrenza sleale giocata sulla pelle dei lavoratori di tutto il mondo. Non si tratta di un dazio ma dell’introduzione di regole di civiltà nella gara del commercio internazionale che purtroppo ancora latitano e non lo rendono strumento al servizio della persona.

I problemi e le sfide del mondo del lavoro sono sotto gli occhi di tutti. Le risposte esistono ma sono complesse e richiedono tutto il nostro cuore, intelligenza e impegno civile.

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