DETENUTI, IL PIANO NORDIO-BRUNETTA: «COSì I RECIDIVI PASSERANNO AL 2%»

Sei detenuti condannati su dieci sono già stati in carcere. Avessero avuto un un’opportunità lavorativa sarebbero solo due su cento. Con questa stima in mente, il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, e il presidente del Cnel, Renato Brunetta, hanno dato vita a «Recidiva zero». Lo hanno presentato martedì, a villa Lubin, assieme ai primi risultati di un’iniziativa che vuole mettere a sistema tutti gli attori, istituzionali e non, che creano «iniziative di studio, formazione e lavoro in carcere». «Concreta occasione per il reinserimento sociale dei detenuti», ha evidenziato in un messaggio il presidente Sergio Mattarella.

D’accordo la premier Giorgia Meloni sul fatto che «l’approccio di sistema sia quello da seguire». Realistico? Un piano c’è. In arrivo ci sono norme del Cnel per equiparare paghe e qualità del lavoro dentro e fuori del carcere, maggiori incentivi alle aziende, quote per i neo maggiorenni e un segretariato permanente di coordinamento. Spera il presidente della Cei, Matteo Zuppi: «Recidiva zero sembra un sogno, ma senza sogni non si cambia la realtà». Un approccio, dice in collegamento, che permette di «uscire da una certa rozzezza: non serve far marcire le persone in carcere. Alzare i muri crea solo maggiore insicurezza. Dobbiamo dare un senso al tempo dietro le sbarre e una speranza a tutti. Noi ci siamo. Insieme possiamo far sì che il sogno diventi realtà». Nordio parla di «svolta epocale». Brunetta di «operazione win win».

Ma di cosa si tratta? «Costruire un ponte tra il dentro e il fuori» spiega il ministro. E specifica: «Da magistrato sono stato spesso, ho mangiato e persino fatto la pennichella in carcere. Ma da ministro ho visto iniziative che ridanno prospettive e portano verso la legalità. Se il detenuto esce solo con il “marchio di Caino”, invece, tende a ricommettere reati. Dobbiamo cambiare il sistema carcerocentrico». Sono 61mila i detenuti su 51mila posti disponibili. Ma «norme “svuotacarceri” senza prospettive creano solo recidivi», dice il sottosegretario leghista Andrea Ostellari, anche lui convinto della necessità di fare sistema. Si dice da anni. Ma Brunetta è convinto che sia la volta buona: «Perché qui non c’è ideologismo. Oltre ai 61mila detenuti sono in carcere, 120mila in esecuzione penale esterna e circa 95mila in attesa di entrare nel circuito. Vanno presi in carico tutti, inseriti in una piattaforma informatica e trattati in modo diverso». C’è, dice, una ricchezza di reti ministeriali, professionali, di volontariato, società civile, banche, università e imprese: «Se ogni player digitale donasse 10 aule tecnologiche copriremmo i 190 istituti», dice. Ottimista l’ex Guardasigilli Paola Severino, apripista di quest’approccio: «Il recupero del detenuto è utile soprattutto per la società. L’attenzione alla formazione fa pensare davvero a una possibile svolta».

2024-04-17T08:24:52Z dg43tfdfdgfd