CHI è PIERO MARRESE, CANDIDATO DI SINISTRA ALLE ELEZIONI REGIONALI IN BASILICATA: «IO UNICO LUCANO IN GARA»

A qualcuno ricorda la fine ingloriosa che fece la candidatura del portiere Giovanni Galli a Firenze, centrodestra, sfidante di Matteo Renzi; qualcun altro ripensa alla corsa più recente di Roberto Giachetti a Roma, centrosinistra, sfidante di Virginia Raggi; altri ancora evocano il fresco precedente di Enrico Michetti, di nuovo centrodestra, poi battuto da Roberto Gualtieri.

Nella tragica galleria degli «agnelli sacrificali» della politica, che si arricchisce di nuovi arrivati tutte le volte che alle elezioni amministrative una coalizione fatica a trovare la quadra e arriva senza paracadute quasi fino allo scadere del termine per presentazione delle liste, figura adesso anche , candidato del campo largo in Basilicata, palesatosi alla fine di quella giostra impazzita che ha bruciato uno via l’altro Chiorazzo (Angelo) e Lacerenza (Domenico), resi celebri da un’allitterazione che li ha trasformati in una cantilena mandata giù a memoria da tutti.

Classe 1980, cresciuto a pane e politica nella Sinistra giovanile (gli juniores degli allora Democratici di sinistra), dirigente lucano nel Pd e sindaco di Montalbano Jonico, sostenitore di Stefano Bonaccini all’ultimo congresso, Marrese è il minimo comun denominatore su cui si ritrovano Elly Schlein e Giuseppe Conte, Pd e Cinque Stelle. «La prima telefonata di Elly», ha spiegato lui ieri a Un giorno da pecora, poi a seguire l’ha chiamato l’ex presidente del Consiglio e infine, parole sue, «abbiamo fatto una videocall tutti insieme» con Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, anche se interrogati riservatamente entrambi i leader dell’Alleanza Verdi e Sinistra avrebbero negato di aver mai sentito lo sfidante di Vito Bardi, dal vivo o in videochiamata.

Può capitare di confondersi quando tutto succede così maledettamente di fretta. E succede tutto maledettamente di fretta quando il gioco della bottiglia della politica finisce per candidare chi magari non se l’aspettava più, chiamato a un incrocio tra la battaglia eroica e il sacrificio meno doloroso possibile. «Io sono l’unico candidato lucano in corsa. Bardi è nato in Basilicata ma vive prevalentemente fuori», sono state le prime parole, un adagio non troppo dissimile allo sfortunatissimo tormentone con cui il centrosinistra abruzzese salutava ogni uscita pubblica dell’uscente Marco Marsilio («Vive prevalentemente a Roma!»), poi riconfermato a larghissima maggioranza dal voto.

Laureato in Giurisprudenza, «consulente legale ed esperto in valutazione del personale e controllo di gestione della pubblica amministrazione» (come si legge in un suo curriculum depositato anni fa al Comune di Pisticci), consolidata esperienza da formatore nel più variopinto bouquet di corsi (da quelli per addetto all’installazione di impianti fotovoltaici a quelli per addetti alla vigilanza), Marrese si trova alla testa di una coalizione che parte claudicante, col campo larghissimo (con Azione e Italia viva) che è diventato quello di Vito Bardi. «Il mio è un campo vincente», scandisce lui. Inaugurando un aggettivo che accanto alla formula del “campo” nessuno aveva ancora pronunciato. Quantomeno non prima del voto.

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