EUROPEE, IL TAVOLO SCHLEIN-BONACCINI:BRACCIO DI FERRO SU CIVICI E CAPILISTA

, salvo sorprese dell’ultim’ora, dovrebbero incontrarsi oggi per un chiarimento. Infatti la notizia che il presidente dell’Emilia-Romagna non sarà capolista, rimbalzata l’altro ieri dalla riunione della segreteria, ha provocato molto nervosismo nella minoranza. «Non esiste», ha detto il governatore ai suoi quando l’altra sera gli è giunta l’indiscrezione. Tradotto: se dovesse essere veramente così Bonaccini rinuncerebbe a candidarsi.

Ma in ballo, in quel colloquio con la leader, non c’è solo il problema della collocazione del presidente del Pd. Già, perché il sospetto dei riformisti dem è che Schlein abbia agitato la possibilità che Bonaccini non sia capolista solo per ottenere ulteriori concessioni sulle liste. Insomma, il timore della minoranza è che Schlein proponga al presidente un patto di questo tipo: ma in compenso sul resto delle liste io avrò l’ultima parola.

Però questo è un compromesso che il presidente del Pd non può accettare. Non può consentire, per esempio, che Pina Picierno, indicata come sua vice nelle primarie del 2023, venga fatta fuori. Sì, perché candidarla al quarto posto nel Sud, dopo Sandro Ruotolo, equivarrebbe a non farla tornare al Parlamento europeo. Proprio lei che, anche per conto dei riformisti, ha mantenuto la barra dritta sull’Ucraina e sulla questione mediorientale. La vicepresidente dell’Europarlamento («Bisognerebbe assicurarle un seggio solo per il ruolo che ricopre», commenta qualcuno nel Pd) si è sfogata con qualche amico e ha lasciato capire che se la segretaria vuole mantenere quello schema, mettendola in basso nella testa di serie della lista, lei potrebbe clamorosamente annunciare che non intende ricandidarsi.

L’emarginazione dalle liste di Picierno per l’area riformista sarebbe un problema. Non l’unico, però. L’area intende tenere duro anche sulla candidatura di Marco Tarquinio. L’ex direttore di Avvenire, da sempre contro il supporto a Zelensky, è stato contattato da Schlein giorni fa. Dopodiché Lorenzo Guerini si è imposto: «La nostra linea sull’Ucraina è stata ed è chiara. ». Perciò attualmente Tarquinio sarebbe in lista ma in una posizione defilata (sempre che accetti). Non fare eleggere Picierno e far andare invece a Strasburgo l’ex direttore di Avvenire, vista la posizione diametralmente opposta che i due hanno sull’invasione russa in Ucraina, per l’area Bonaccini non è negoziabile nemmeno con la promessa del posto di capolista al presidente del partito.

Insomma, i temi da discutere sono ancora molti. E oggi, proprio per cominciare ad affrontarli, Schlein dovrebbe incontrare anche i segretari regionali, perché poi alla fine sono i dirigenti locali quelli che devono garantire i voti. La direzione che dovrà pronunciare una parola definitiva sul tema delle candidature si terrà tra il 15 e il 19 aprile. Nel frattempo, il partito è in subbuglio. «Mettere tutti capilista civici è come dire di non avere una classe dirigente all’altezza», avverte Simona Malpezzi. «Questo schema rischia di diventare un boomerang» le fa eco Valeria Valente. «Le liste devono valorizzare la nostra classe dirigente», sottolinea Piero De Luca. Già, fino alla direzione è difficile che nel Pd regni la pace...

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