EUROPEE, è GIà BATTAGLIA SUI SIMBOLI. DA CATENO DE LUCA (CHE LI MOLTIPLICA) ALLA COLOMBA DI SANTORO. E QUELLO SCONTRO TRA COMUNISTI DEL ‘98

Simboli multipli o troppo simili ad altri. Mentre la data dell’8 e 9 giugno per il voto alle Europee si avvicina, partiti piccoli e grandi si stanno preparando alle candidature e con esse al deposito dei loghi con cui verranno rappresentate. Ma già si registrano effetti che creano confusione. Un caso è per esempio quello di Cateno De Luca e del suo Sud chiama Nord. Dopo la terza conferenza stampa presso la Camera dei deputati, il leader del partito ha mostrato sui suoi profili social tre versioni ulteriori dell’emblema della lista, in cui i cerchietti dedicati alle forze politiche all’interno finivano per aumentare sempre di più. In precedenza questi cerchietti erano stati portati a 12, cambiando più volte i colori, spostando e inserendo diciture, fregi, marchietti e nomi diversi, tra cui: Italexit, Popolo veneto, Partito popolare del Nord, Libertà, Civici in Movimento, Partito pensionati +Salute. Tutti con la possibilità di uno spazio ma nessuno che possa pretendere troppo. De Luca ha infatti avvertito: «Se qualche partner vuole uscire con la scusa della dimensione del simbolo o di altri pretestuosi formalismi faccia pure: la porta è sempre aperta per entrare e per uscire! Sopportare certe discussioni sulla dimensione dei propri simboli e non sentir parlare invece di come ripartire i costi della campagna elettorale non avete idea quanto mi fa girare le palline ma per la Libertà sopporto anche questo...». In ogni caso sempre De Luca ha annunciato 14 richieste di entrare a fare parte della lista, ma «credo che ci fermeremo al significativo numero di 17 simboli».

Altra questione, quella dei simboli che assomigliano troppo ad altri. È il caso di Pace Terra Dignità, di Michele Santoro, Raniero La Valle e Benedetta Sabene. La lista è partecipata da varie forze politiche, a iniziare dal Partito della Rifondazione comunista. Il contenuto del contrassegno scelto per la lista è contestato dai Verdi del Sudtirolo/Verdi-Grüne-Vërc . I co-portavoce della forza politica, Elide Mussner e Luca Bertolini, si sono infatti rivolti a un avvocato per tutelare gli interessi del partito, con lettera di diffida a Santoro e al Partito della Rifondazione comunista, l amentando la violazione delle norme elettorali in materia di contrassegni. Quello di Pace Terra Dignità è infatti un cerchio di colore rosso tizianesco, recante al suo interno, al centro, un bozzetto di colomba di color bianco (ispirata a Picasso) che porta sul becco un ramo d’ulivo di color verde, e in basso, in bianco, il nome della lista. Ma i verdi altoatesini rivendicano di aver già utilizzato una colomba della pace bianca su fondo verde contornata dalla scritta. La legge, dicono, non prevede un’esclusiva sul tema grafico (sul significato, in termini semiotici), diversamente da quanto invece è regolato per gli specifici disegni utilizzati, i colori dello sfondo, le scritte. La disputa non è di poco conto, poiché potrebbe mettere a rischio la validità della raccolta firme. Alla diffida dei verdi è seguita poi la risposta di Santoro, che tramite avvocati ha sostenuto non vi siano rischi di creare confusione: «Il simbolo scelto dalla Lista Pace Terra Dignità’è assolutamente diverso e distinto (...) l’unico elemento che, in qualche modo, possa definirsi “simile” è la rappresentazione di una colomba (della quale evidentemente la sua assistita non può pretendere l’esclusività»).

Rifondazione comunista, parte del contendere nella vicenda della colomba, ha già affrontato una situazione analoga. Come ricorda il blog «I simboli della discordia», nel 1998 ingaggiò infatti una vera e propria battaglia con il Partito dei comunisti italiani di Oliviero Diliberto e Armando Cossutta, lamentando la somiglianza del simbolo del neonato Pdci (con doppia bandiera falce-martello e tricolore, senza aste, su fondo bianco) con quello del Prc (che aveva solo la bandiera rossa con falce e martello, senza tricolore e con asta, ma sempre su fondo bianco). Alle amministrative di quell’anno alcune commissioni negarono la confondibilità, altre la riconobbero e chiesero ai cossuttiani di ritoccare il contrassegno. Nel 1999 il Viminale ammise entrambi i simboli, ma l’Ufficio elettorale nazionale per il Parlamento europeo riconobbe che la presenza di segni simili con scritte nere su fondo bianco potesse creare confusione, per cui invitò il Pdci a modificare quegli elementi, non invece la bandiera con falce e martello. La modifica fu fatta e da lì in avanti tutte le opposizioni presentate da Rifondazione comunista furono respinte.

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