SIMONA MALPEZZI (PD): «EUROPEE, SE SCHLEIN CORRE, SIA CAPOLISTA. COSì VENGONO PENALIZZATE SIA LE DONNE CHE GLI USCENTI»

Liste competitive aprendo anche al civismo sì, ma non a danno degli uscenti e, tra loro, soprattutto delle donne. Dentro il Pd il dibattito sulle scelte da compiere in vista delle prossime elezioni europee è acceso. Simona Malpezzi, senatrice, ex capogruppo dem a Palazzo Madama, ne spiega le ragioni.

Senatrice Malpezzi, ci sono candidature sul tavolo che vi preoccupano?«Le preoccupazioni sono quelle emerse durante la segreteria e che abbiamo ribadito. È giusto che si continui con un confronto costruttivo per arrivare ad avere le liste il più competitive possibile. Dovranno tenere insieme la giusta apertura al civismo con la valorizzazione di chi ha lavorato in Europa in questi anni, anche con ruoli di rilievo. E chi ha maturato competenza sui territori deve avere spazio».

L’obiezione nei confronti di candidati esterni al partito è quindi a tutela degli uscenti?«Obiettiamo all’ipotesi che tutti i capilista siano esterni. Anche per l’immagine di un Pd che invece ha personalità appartenenti alla sua storia che possono guidare le liste. Si rischia di sminuire il valore della classe dirigente del partito».

Si riferisce anche al rischio che Stefano Bonaccini non sia capolista?«Io ritengo che il presidente del partito, così come la segretaria, se si candidano, debbano guidare la lista».

C’è poi un rischio specifico per le candidate donne.«La presenza di una capolista, espressione della società civile, e della segretaria nella stessa lista, penalizza certamente le donne. Anche per questo sostengo che se Schelin si candida debba farlo da capolista».

Tuttavia non crede che la candidatura di personalità attinte all’esterno del perimetro del partito sia funzionale ad allargare il consenso?«Non ho preclusioni nei confronti di candidati della cosiddetta “società civile”. Certo, possono allargare il bacino di votanti. Ma si allarga se si rappresenta tutti e quindi se si mantiene un equilibrio nelle scelte. Sono convinta che confrontandoci si troverà una soluzione che davvero possa rendere più forte il Pd. Le osservazioni fatte sono costruttive, tese a raggiungere due obiettivi: parlare a tutti e essere riconoscibili».

Quando parla di rappresentare tutti si riferisce alla minoranza interna che verrebbe messa a rischio rielezione dai candidati civici? Come Pina Picierno, vicepresidente del Parlamento uscente, che potrebbe essere solo quinta in lista al Sud.«Più che un problema di minoranza, poniamo il tema di riconoscere le storie di ciascuno. La legge elettorale per le Europee in Italia è diversa rispetto agli altri Paesi che non prevedono preferenze e vedono gli uscenti sempre valorizzati. È necessario: per lavorare nei gruppi serve anche l’esperienza».

Ci sono problemi anche di merito politico? Si fa il nome del giornalista Marco Tarquinio, schieratosi contro la guerra in Ucraina: è un segnale che una parte del partito, quella nella quale si riconosce, non vorrebbe dare?«Io appartengo alla vecchia scuola: chi si candida deve rispecchiare la linea del partito che se eletto rappresenterebbe».

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