SONDAGGIO IPSOS | FDI AL 27,5%, IL PD SALE AL 20,5%. FORZA ITALIA SORPASSA LA LEGA. IL MOVIMENTO 5 STELLE SCENDE AL 16,1%

I l mese di marzo, dal punto di vista della politica interna, è stato segnato innanzitutto dalle due elezioni regionali, la Sardegna con la vittoria della candidata del M5S sostenuta anche dal Pd, e l’Abruzzo che ha visto invece soccombere il candidato del campo larghissimo, sostenuto anche da Azione e Italia viva. Diversi altri elementi hanno caratterizzato gli ultimi trenta giorni: dalle manganellate agli studenti di Pisa, al dossieraggio su esponenti politici e imprenditori, fino alla polemica sul caso Bari e alle differenze di visione nel centrodestra, enfatizzate dall’evento sovranista di sabato scorso organizzato da Salvini. E, sul piano internazionale, al di là delle due guerre in corso (Ucraina, con la fiammata prodotta dalla reazione di Putin all’attentato al Crocus City; Gaza con la prospettiva di un drammatico attacco a Rafah), va almeno ricordata la nostra partecipazione alla missione Aspides nel Mar Rosso, di cui l’Italia ha il comando operativo e il Consiglio Ue recente con al centro il tema della difesa continentale.

Da tutti questi avvenimenti l’esecutivo e la premier escono parzialmente rafforzati. L’indicatore di approvazione dell’esecutivo è oggi di 47 (un punto sopra il mese scorso, tre punti in più rispetto al momento peggiore di questi mesi), con 43% degli italiani che ne valutano positivamente l’operato e il 48% che invece ne dà valutazioni negative. L’indice di approvazione di Giorgia Meloni è di 48 (anche in questo caso in crescita di un punto nell’ultimo mese e di quattro sul punto più basso), con valutazioni positive da parte del 44% degli italiani, negative dal 48%. Insomma, pur senza grandi fiammate, sembra arrestata la progressiva erosione del gradimento che abbiamo visto negli ultimi mesi.

Qualche cambiamento è da registrare negli orientamenti di voto. Da marzo abbiamo cominciato a testare gli orientamenti di voto per le prossime Europee (fino a febbraio testavamo invece il voto politico). E cominciamo a stimarne la partecipazione. Rilevando un dato per ora sconfortante. Infatti, l’ultima stima ci restituisce il 52,5% degli italiani orientato a non votare o incerto. Quattro punti in più rispetto all’astensione effettiva registrata alle Europee del 2019. Questa crescita dell’astensione (i dati sono confrontati con il sondaggio Euronews effettuato da Ipsos in diversi Paesi europei tra cui l’Italia circa un mese fa), giustifica i cambiamenti che si evidenziano. E che segnalano un apprezzabile modificarsi dei rapporti di forza sia nell’area governativa sia nell’opposizione. Nell’area governativa, al di là di una crescita di qualche decimale di FdI, forza che oggi è stimata al 27,5% (+0,5% e avrebbe virtualmente già superato l’asticella fissata dalla premier Meloni nel 26% ottenuto alle Politiche), sembra consolidarsi il sorpasso di Forza Italia sulla Lega. I primi sono infatti stimati all’8,7% (mezzo punto in più rispetto a un mese fa), la Lega all’8%, pochi decimali in meno. Se si confermasse uno scenario del genere, sarebbe evidente il fallimento del posizionamento fortemente perseguito da Salvini e si produrrebbe un necessario riposizionamento sia nella compagine di governo, sia probabilmente nella stessa Lega.

Nell’opposizione si rileva un riassestamento dei rapporti di forza tra Pd e M5S. Il Pd cresce infatti di oltre un punto ed è stimato al 20,5%, mentre il M5S perde oltre un punto e si colloca al 16,1%, oltre quattro punti in meno, mentre nelle stime del voto politico tallonava il Pd. Questo, come accennato, perché sono differenti i livelli di coinvolgimento e partecipazione: gli elettori dem più mobilitati e motivati, gli elettori M5S decisamente meno, tenendo anche conto che i punti di forza di questa formazione sono prevalentemente al Sud, dove la partecipazione a questo tipo di consultazioni è inferiore. Inoltre, si registra qualche cambiamento anche nella sinistra dove Avs arretra di quasi un punto, anche perché da questo mese abbiamo cominciato a stimare la lista di Michele Santoro (Pace, Terra, Dignità) che probabilmente attrae elettori proprio da quell’area. Infine, continua a confermarsi la difficoltà, per molte formazioni (oltre ad Avs; +Europa, Azione, Iv), nel raggiungere la soglia di sbarramento del 4% per avere rappresentanza nel Parlamento europeo; dovranno quindi decidere se correre il rischio di restarne esclusi o tentare di presentarsi in alleanza.

Pochi cambiamenti per i leader, con due eccezioni: Tajani, che si conferma alla graduatoria e consolida il proprio posizionamento di leader affidabile del campo moderato, e Schlein che coerentemente con gli orientamenti di voto visti, cresce di tre punti e si avvicina a Conte. In sintesi, quindi, l’esecutivo consolida il proprio posizionamento e altrettanto fa la premier, mentre si apre una competizione importante che potrebbe ridefinire, almeno in parte, gli equilibri nelle aree politiche. Ma siamo solo all’inizio di una campagna che si annuncia molto intensa soprattutto perché rivolta solo all’interno, dato che di Europa nessuno parla.

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