VANNACCI, SALVINI INSISTE: MARTEDì DEBUTTO INSIEME. NELLE CHAT DELLA LEGA «GRANDISSIMO IMBARAZZO»

La consegna è quella del silenzio. Se fuori, ma anche dentro casa, infuria la bufera per le dichiarazioni del neocandidato Roberto Vannacci, l’unica strada percorribile è stare fermi, bocca chiusa in paziente attesa che cali il vento. Matteo Salvini ha sfidato buona parte del suo partito per schierare il generale, indicato come simbolo di indipendenza e di libertà d’opinione. Il suo calcolo era far leva su questo per catturare consensi al di fuori dal perimetro leghista. Ma a nemmeno 48 ore dall’annunci o Vannacci è andato ben oltre il prevedibile (o l’immaginabile). E il leader si scopre solo, o quasi, a difenderlo, visto che in tanti lo avevano messo in guardia dall’affidarsi ad una figura così discussa e con posizioni talvolta molto lontane da quelle del partito. Si chiama fuori perfino Giancarlo Giorgetti, con una delle sue sintetiche dichiarazioni che lasciano il segno: «Vannacci? Non è della Lega».

«Non ho mai affermato che bambini e ragazzi disabili dovrebbero stare in classi separate dagli altri. Ho detto che devono stare insieme con gli altri bambini e ragazzi ma che servirebbero impegni peculiari e anche strutture adeguate e dedicate per momenti di attenzione particolare rivolta alla loro disabilità. Esattamente quello che molti genitori con bambini disabili vorrebbero fare ma purtroppo queste strutture sono pochissime e le liste d’attesa sono lunghissime», spiega oggi ad , ancora in piena bufera, mentre Michela Vittoria Brambilla, presidente della commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza, dice che «dovrebbe chiedere scusa, innanzitutto ai bambini e ai ragazzi disabili, alle loro famiglie e poi a tutti gli italiani». Sulla bocciatura da parte di Giorgetti, il generale in corsa per Bruxelles è risoluto: «Sono diatribe interne al partito che reputo più che legittime ma che non mi interessano. Io ho un’idea di tradizione, di patria, di cultura e di sovranità molto simile a quella della Lega e che porterò avanti in maniera indipendente».

Salvini fa catenaccio, non dissociandosi né prendendo le distanze. Ma già nei prossimi giorni si presenterà in pubblico con il generale. E lì, insieme, rilanceranno il senso di una candidatura che è implicitamente di rottura. L’occasione dovrebbe presentarsi già martedì pomeriggio a Roma quando il leader leghista presenterà il suo libro Controvento al Tempio di Adriano. Non c’è nessuna conferma ufficiale, ma quello dovrebbe essere il primo degli appuntamenti che vedranno vicepremier e candidato insieme in una campagna elettorale molto delicata per il Carroccio e che Salvini vuole giocare accanto al militare.

Dentro la Lega le chat dei parlamentari sono bollenti. «C’è un grandissimo imbarazzo — confida un esponente di primo piano —. Sapevamo, e avevamo messo in guardia Matteo, che Vannacci avrebbe potuto metterci in difficoltà. Nessuno, però, pensava che l’incidente arrivasse ancor prima di depositare le liste». Il Veneto è in fibrillazione. Qui, più che altrove, la scelta di puntare sul generale è risultata indigesta. Ma anche nelle valli lombarde è forte la preoccupazione che le uscite di Vannacci finiscano per appiccicare alla Lega un’immagine di partito di destra, con qualche venatura razzista, che non corrisponde, almeno in buona parte, alla sua storia (c’è chi non smette di ricordare il sempre proclamato antifascismo di Umberto Bossi).

Dal quartier generale salviniano nelle ore in cui fioccano le reazioni indignate di tutto l’arco politico, comprese quelle di esponenti della maggioranza (che raggiungono l’apice con il Capitan Fracassa evocato dal capogruppo dei deputati di Forza Italia Paolo Barelli), arriva solo un comunicato, attribuito a generiche «fonti leghiste», per spiegare che «Vannacci è un candidato indipendente che potrà portare il proprio contributo e raccogliere voti di opinione fuori dal tradizionale bacino della Lega». Per cercare di calmare le acque agitate dentro il partito, la nota aggiunge: «Salvini ha chiuso liste competitive, di alto valore dove, ovviamente, non mancano leghisti doc, europarlamentari uscenti ed esponenti della società civile, con un’ampia rosa di candidati».

Ma il clima interno non può non essere condizionato dal fatto che gli europarlamentari della Lega scenderanno da 29 a, forse, 8-9. E uno di questi sarà proprio Vannacci, sulla cui elezione nessuno nutre dubbi. Così come è certo, vista dall’interno del partito, che toglierà un posto a un leghista doc, uno di quelli espressione dei territori che voteranno, per fare due nomi, Massimiliano Fedriga e Riccardo Molinari.

Salvini non se ne dà troppo per inteso. Anche nel pieno della tempesta, forte del detto andreottiano «che se ne parli bene o male, l’importante è che se ne parli», rimane convinto che alla fine l’operazione Vannacci si chiuderà in positivo per la Lega. Come ha detto il suo braccio destro Andrea Crippa, il generale «ci porterà un seggio in più».

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