VENDITA AGI, GIORGETTI SI CHIAMA FUORI. LA SINISTRA: PILATESCO

Non è un messaggio tranquillizzante quello che arriva dal ministro dell’Economia alla redazione dell’Agi e ai partiti di opposizione che ieri nel question time alla Camera gli hanno chiesto conto del futuro della seconda agenzia di stampa del Paese. Perché Giancarlo Giorgetti, a capo del Mef del quale Eni (proprietaria dell’Agi) è società partecipata, di fatto oltre a dire che non è di pertinenza del suo ministero decidere su eventuali cessioni di asset non strategici per il settore, non si mostra preoccupato dell’eventuale vendita.

«Atteggiamento pilatesco», punta il dito il Pd, con Avs e M5S, mentre la vicenda sembra non essere ancora chiusa, con il sottosegretario Alberto Barachini che assicura che ci saranno comunque garanzie per i giornalisti. La vicenda riguarda la possibile (secondo alcuni già definita) vendita dell’Agi all’imprenditore della sanità privata, editore di Libero, Il Tempo e Riformista nonché deputato della Lega Antonio Angelucci.

Il rischio paventato dalle opposizioni e dalla redazione della testata, che da ieri fino a stanotte è in sciopero, è che da indipendente l’agenzia si trasformi in una sorta di organo di partito o delle destre di governo, con danno al pluralismo dell’informazione, possibile conflitto d’interesse e perdita di posti di lavoro.

Giorgetti si chiama fuori dalla contesa, cosa di cui lo accusano Stampa Romana e opposizioni. Il suo ministero, ha detto incalzato dalle interrogazioni di Pd e Avs, ha «appreso da fonti di stampa la notizia» e non è «l’autorità deputata a rispondere a tale domanda». E ha aggiunto: «Seppure il Mef abbia una partecipazione, in via diretta e indiretta, nel capitale dell’Eni pari complessivamente a circa il 30 %, a tale partecipazione non corrisponde alcun potere in merito a decisioni».

Ma soprattutto Giorgetti ha posto un dubbio: se sia o no il caso che Eni continui detenere la proprietà di una testata. «È questione delicata che una società partecipata dallo Stato possegga un’agenzia di stampa, questo potrebbe alimentare dubbi sull’effettiva libertà di informazione della stessa». Giorgetti assicura che non si tratterà di una cessione pro-maggioranza: «Garantisco che non c’è stata e non ci sarà nessuna influenza nel corso del mio mandato, ma non potete chiedere a me conferme in tal senso né per il passato né per il futuro». E per quanto riguarda il possibile conflitto di interessi, sulla cui valutazione «esistono autorità istituzionalmente preposte», il discorso è «prematuro rispetto allo stato del confronto con la controparte».

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